Bel tuffo indietro con “L’orecchio di Kiev” di Andrei Kurkow (titolo originale Samson i Nadezda), pubblicato da Marsilioe tradotto da Claudia Zonghetti.
Siamo nella capitale ucraina, nel 1919, allora con 500 mila abitanti. I lampioni a sera si spengono, per le strade passano bruttissimi ceffi a cavallo pronti a spaccare teste con la sciabola, l’ordine è assai precario nonostante gli sforzi dei bolscevichi russi (Milizia, Ceka, Armata rossa) alle prese con la reazione dell’atamano Struk o del “bianco” Denikin, in mezzo a una selva di ladri.
Però ecco un giovane poco più che diciottenne ingaggiarsi in tormentose indagini con il sostegno della giovane Nadezda entusiasta del nuovo corso e impiegata alkl’0ufficio statistiche.
Bel libro dunque, in sintesi, che tra legna rubata nottetempo e aringhe ci offre una lunga istantanea sulla capitale ucraina del ’19. E l’orecchio del titolo italiano? Tutto da scoprire per chi vorrà leggerlo.