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Roma, basta food and beverage. La lettera delle associazioni dei cittadini al sindaco

No a un’ulteriore invasione di locali food and beverage nel centro storico di Roma. Venerdì 19 maggio ne discute il consiglio del I Municipio di Roma e martedì l’assemblea capitolina. Qui di seguito la lettera che le associazioni per una città vivibile hanno mandato al Sindaco Gualtieri.

La lettera al Sindaco della Rete di Associazioni per una Città Vivibile (Racv) per la straordinaria e ormai insostenibile concentrazione di locali di attività economiche di tipo alimentare in alcune zone della città e dei fenomeni di movida.
Egr. Sindaco,
Le scriviamo dopo la recente notte di follia registrata a Trastevere che si aggiunge agli analoghi numerosi episodi che si registrano quotidianamente in altri rioni e quartieri della Città Storica dove non si può non vedere come la densità intollerabile raggiunta dai locali sia uno straordinario fattore di attrazione per una movida ormai fuori ogni regola, insostenibile, talora incontrollabile e spesso non controllata nei modi e con i risultati desiderati.
L’obiettivo proclamato dall’Amministrazione comunale è stato sempre quello di avviare un riequilibrio fra le varie tipologie di attività commerciali di tipo alimentare che hanno saturato ormai da tempo molte zone della Città ed in particolare il Centro storico, in rapporto non solo alle altre attività commerciali e artigianali (ormai quasi del tutto scomparse), ma anche ad attività di tipo culturale, sociale, di servizio alla residenza.
Per pianificare e intraprendere le azioni necessarie occorre valutare appieno il cambiamento strutturale che ha subito il Centro storico e la Città storica più in generale nel corso dell’ultimo decennio-quindicennio.
Sarà sicuramente noto il recente Studio dell’Ufficio Studi della Confcommercio relativo alla demografia di impresa (febbraio 2023) (6), che ha conferito certezza anche statistica ad un fenomeno ben noto ai cittadini da anni: fra il 2012 e il 2022 sono sparite oltre 99.000 attività di commercio al dettaglio, sono cresciute soltanto le attività di alloggio (soprattutto B&B) e le attività di ristorazione. Ciò è riconducibile alla crescita dell’attività turistica. Il fenomeno ha riguardato, secondo lo Studio, in grande prevalenza i Centri storici.
Del pari, gli Studi di settore delle attività commerciali e artigianali del settore alimentare situate presso il sito Unesco aggiornati al novembre 2022 e il confronto degli stessi dati con quelli relativi al 2017 evidenziano come tutte le tipologie di attività alimentari siano concentrate in alcuni Municipi, soprattutto nel primo, con numeri di gran lunga superiori agli altri Municipi.
Tutti i dati e le tabelle prodotte confermano quindi non solo la anomala e straordinaria crescita ma anche l’eccessiva concentrazione di queste attività nel Centro storico con punte particolari in determinati rioni o in specifiche aree o strade di altri Municipi. E ci dicono che, se non si cambia la tendenza, si giungerà presto all’impossibilità di governare il fenomeno economico ma anche il contesto sociale.
A fronte di ciò poco conta se dopo il Covid nel 2022 i laboratori di artigianato alimentare risulterebbero diminuiti, secondo alcune statistiche, in quanto non si è affatto superata, ma anzi sono peggiorati la concentrazione e l’abnorme sbilanciamento tra tutte le attività commerciali di tipo alimentari e gli altri tipi di attività commerciali e artigianali non alimentare. E questo, come dicevamo, è vero per il Primo Municipio ma anche ormai per altre zone della Città Storica, se si analizzano i dati relativi alla densità territoriale delle attività economiche di tipo alimentare.
Questa prima lettura della realtà del territorio imporrebbe all’Amministrazione interventi coerenti e urgenti come dichiarato nelle Commissioni e negli incontri avuti con l’Assessora Monica Lucarelli e con il Presidente della Commissione Commercio Andrea Alemanni, nonché a livello di Municipio.
Abbiamo letto la proposta di Delibera “Regolamento per l’esercizio delle attività commerciali e artigianali nel territorio della Città Storica”, predisposta dal Presidente della Commissione Commercio Capitolina, e rileviamo come essa non si conformi affatto all’impostazione appena descritta, ossia alla necessità di contenere al massimo qualsiasi attività di tipo alimentare.
Temiamo infatti che qualunque allentamento o soppressione dei divieti, come quello proposto dalla delibera citata per le attività di artigianato alimentare, rischi di aumentare ancora la presenza di tali attività (ridotte nel periodo del Covid, ma ancora concausa dell’elevatissima densità territoriale della attività di tipo alimentare in Municipi 1 e 2 e in altre zone della Città Storica) che poco hanno a che vedere con tipologie commerciali effettivamente utili alla residenzialità o a un turismo di qualità
Manifestiamo quindi la nostra contrarietà ad ogni allentamento o eliminazione dei divieti esistenti in un tessuto urbano già ampiamente saturo di attività food and beverage di ogni tipologia, con tutte le gravi criticità che ne derivano in una situazione già totalmente fuori controllo soprattutto per i fenomeni negativi indotti come la movida selvaggia e gli episodi di violenza e di disturbo alla quiete pubblica nelle ore notturne.
Occorre piuttosto incoraggiare il subentro di attività economiche e commerciali di altro tipo o di tipo socio-culturale o, ancora, di servizio alla residenza, che potrebbero riequilibrare il tessuto economico e ricucire il tessuto sociale.
Ci domandiamo veramente, senza risposta, perché invece si continua a scegliere di far proliferare in certi territori, con dati di densità per Kmq ancora molto alti, esercizi di pizzerie a taglio, paninerie, kebaberie, gelaterie ed altre tipologie alimentari. Perché così va il mercato? Ma le Istituzioni non debbono assecondare il mercato a prescindere dal bene pubblico, perché il mercato da solo, libero senza limiti e indirizzi, è puramente quantitativo e il liberismo si basa semplicemente sul rapporto tra domanda e offerta. E, ancora, ci domandiamo come si intenda rispettare la Costituzione quando postula i principi che devono presiedere al rapporto fra interessi di iniziative economiche private, diritti dei cittadini e interesse generale.
Ora l’interesse generale, nel settore che trattiamo, è quello di rendere sostenibile la vivibilità ambientale e di decongestionare alcuni territori, come peraltro ci è stato promesso, dall’eccesso intollerabile di attività di tipo alimentare in tutte le svariate forme; cominciando con la verifica della regolarità degli esercizi in essere e quindi con la chiusura rapida di quelli illegali, riallocando le attività di tipo alimentare legali dai Municipi e dagli Ambiti più saturi a quelli dove il fenomeno è invertito.
Lo strumentario necessario per farlo lo lasciamo alle decisioni del Comune, ovviamente. Noi ci permettiamo di suggerire di utilizzare le chiusure rapide e permanenti nei casi di abusivismo o di illegalità ricorrenti e seriali, di introdurre divieti per nuove attività nel settore e forme invece di incentivazione per l’insediamento in altre zone della Città per tutte quelle attività da contingentare nel Centro Storico.
Inoltre, più in concreto, e entrando nel dettaglio, chiediamo che nei locali situati nel Municipio 1 (ma anche in altre zone della Città Storica dove questo fenomeno si è verificato) non siano rimesse le stesse attività di tipo alimentare che hanno registrato una chiusura nel periodo del Covid.
Occorre invece predisporre politiche mirate volte a permettere che in questi locali vengano insediate altre attività, tutelate e non, di artigianato non alimentare, di servizio alla residenza, di tipo culturale, sociale, ricreativo, sportivo.
Insomma, questa è l’occasione per costruire una città più varia e più giusta, polivalente e diversificata nelle sue attività e nelle sue funzioni.
Gli operatori che hanno chiuso per Covid vanno quindi sollecitati e incentivati ad aprire la stessa attività in altri Municipi non saturi, anche all’interno di progetti di riqualificazione e di rivitalizzazione di altre zone cittadine. Si tratta in sostanza di controllare e indirizzare il mercato e di dirigerlo in modo virtuoso e socialmente sostenibile. E ciò significa non continuare a stravolgere definitivamente il tessuto urbanistico, sociale ed economico di molte zone della città, ed in primis del suo Centro storico, trasformandolo sempre più in un Luna park dalla movida incontrollata e socialmente pericolosa.
A questo punto un cenno va fatto al tema del controllo e dell’ordine pubblico nei Municipi interessati dalla movida. Bisogna affrontare il tema in modo organico ed efficiente e quindi in primo luogo occorrono più Forze dell’Ordine, in secondo luogo occorre un controllo attivo ai fini del rispetto delle regole nel corso delle serate critiche. Non più posti di blocco fissi e inerti, quindi, se non in caso di criticità gravi e localizzate, ma Forze dell’Ordine attive verso gli utenti e gli esercenti nel caso di non rispetto delle norme.
Un raccordo fra i Municipi interessati, i rappresentanti dei cittadini ed il Comitato provinciale di Sicurezza Pubblica potrebbe essere di ausilio sul tema.
Infine occorre a nostro avviso rendere più efficiente ed affidabile la funzione di controllo svolta dalla Polizia Locale, e sinergico il rapporto fra questa funzione e quella amministrativa svolta dai Municipi ai fini di repressione delle illegalità e dell’abusivismo.
Non è comprensibile per noi cittadini osservare come non si dia corso tempestivamente all’esecuzione dei provvedimenti disposti dall’Autorità giudiziaria amministrativa, come richiesto dalla Funzione amministrativa del Municipio.
Tale circostanza è particolarmente grave quando l’esecuzione richiesta sia relativa a un provvedimento di chiusura dell’esercizio commerciale per la perdita dell’autorizzazione all’attività di somministrazione. Oltre a rappresentare una grave violazione di legge, queste mancate o inefficienti esecuzioni dei provvedimenti dell’autorità giudiziaria comportano, ancora una volta, l’addossare ai cittadini l’onere di monitorare l’applicazione della legge e dei conseguenti ricorsi giudiziari, sostenendone costi ingenti sia economici che psicologici.
L’esperienza finora fatta in questo campo, ci spinge perciò a chiedere con forza l’incremento delle Forze della Polizia Locale e la frequente rotazione del personale addetto.
Comitato Vivere Trastevere, Comitato Rione Monti, Comitato Campo de’ Fiori e dintorni , Comitato antimovida Piazza Bologna, Associazione Residenti Campo Marzio, Comitato Parco Finanze Castro Pretorio, Comitato Emergenza Trastevere, Associazione Piazza Bologna e dintorni, Comitato Decoro Urbano-Pza Bologna, Associazione Progetto Celio, Comitato Città Giardino, Associazione Amici di Piazza dei Ponziani, Comitato Prati-Candia, Associazione RQT – Trieste Somalia
17 maggio 2023 (ultimo aggiornamento 18 maggio 2023)
per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

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