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La casa del dolore (43-44): presentati a Roma i ricordi di Geneviève de Hody

Presentato alla Casa della Memoria di Roma il bel libro “La casa del dolore. 1943-1944” di Geneviève de Hody, presente la figlia (nella foto al centro) Edith de Hody Dzieduszyka che ne ha curato per Passigli la traduzione dall’edizione francese dell’Editions du Roure. Alla presentazione hanno partecipato Paolo Di Paolo, Bianca Cimiotta Lami e Aldo Pavia, oltre a Edith (nella foto accanto Di Paolo e Aldo Pavia) e a sua figlia Muriel che ha letto dei brani del bel libro che rievoca i duri giorni del carcere militare tedesco di Clérmont-Ferrand in Francia dove Geneviève de Hody fu rinchiusa col marito Camille accxusati di far parte della Resistenza durante la fase collaborazionista di Vichy.

Uscito nel 2011 in Francia per le Editions du Roure, “La maison des souffrances” viene pubblicata ora in italiano da Passigli come “La casa del dolore”.
A proporlo ai lettori italiani è Edith, la figlia più giovane dei due protagonisti di queste memorie, la madre Geneviève Utard a cui si devono questi ricordi scritti dopo l’uscita dal carcere di Clermont Ferrand e e il padre Camille de Hody che fu da lì deportato nel lager di Mauthausen dove poi morì.
Grazie dunque a Edith Dzieduszyka, che vive da anni in Italia, una delle tre figlie della coppia colpita dai nazifascisti, torna questo spaccato della Francia che dal 1940 aveva subito l’invasione nazista e poi anche il collaborazionismo di una parte dei francesi. L’altra parte fu perseguitata fino alle estreme conseguenze ed è la storia che ci racconta Geneviève Utard.
“Queste memorie dal carcere militare di Clermont-Ferrand – si legge nella quarta di copertina-, , tradotte qui per la prima volta, offrono ai lettori italiani un commovente spaccato di quella che è stata la Resistenza in una Francia che, a partire dal 25 giugno del 1940, aveva conosciuto la brutale occupazione nazista e il vergognoso collaborazionismo del governo di Vichy. Il 2 novembre del 1943, Camille de Hody e la moglie Geneviéve Utard vengono arrestati e tradotti in prigione, a causa della denuncia del padrone di casa, membro della Milizia filotedesca. Da quel giorno, Camille e Geneviève, che hanno dovuto lasciare le loro tre figlie, condividono il destino di tanti altri prigionieri, vivendo la dura realtà della prigione, in attesa di una liberazione più volte preconizzata ma sempre irrimediabilmente delusa, fino alla tragica separazione, quando Geneviève lascia il carcere e Camille viene invece mandato in quanto prigioniero politico al campo di deportazione Royallieu-Compiègne e da lì Mauthausen, dove troverà la morte il 12 aprile del 1945, a tre sole settimane dall’arrivo degli americani.
Questi ricordi di Geneviève ricostruiscono l’angoscia di quei giorni, offrendoci straordinari ritratti dei personaggi incontrati: gli altri prigionieri, certo, ma anche le guardie, i soldati e gli ufficiali della Wehrmacht, le SS, i traditori collaborazionisti… Sono pagine di grande spessore umano, ma non solo: Geneviève Utard de Hody sente soprattutto il bisogno di darci la sua testimonianza più completa: dolorosa, certo, e dagli sviluppi ancora più tragici, ma senza rinunciare a raccontarci anche le poche oasi di pace, gli ultimi giorni vissuti accanto al marito, la grande solidarietà tra i detenuti; e tutto senza mai indulgere nel facile sentimentalismo, ma con una sobrietà, e persino con un’ironia, davvero sconvolgenti.
Il destino ha voluto che fosse una delle tre figlie ‒ la più piccola, Edith, da tanti anni residente in Italia e ben nota per la sua attività artistica e di scrittrice ‒ a raccogliere e tradurre queste memorie, che restano, come scrive François Georges Dreyfus nella prefazione, «un documento di prim’ordine tra le grandi testimonianze della storia dell’occupazione”.

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