Che cosa impedisce alle forze politiche di affrontare l’inflazione e i vari carovita (ultimo quello che colpisce gli studenti universitari fuorisede nell’affitto di camere)?
Perché non ci sono interventi tesi a calmierare questa o quella voce di spesa?
Perché non ci sono prezzi amministrati?
La risposta ha un solo nome: neo-liberismo.
Insomma non si fa nulla per mettere un tetto ai prezzi perché ciò non è permesso da un’ideologia capitalistica neoliberista la quale si oppone a interventi regolatori del mercato.
Nell’ottica neoliberista il mercato è garanzia di autoregolazione.
Ovviamente ciò non è vero e nel mercato c’è chi fa profitti di guerra e chi invece annaspa soccombendo.
Politicamente chi è ostaggio di questa impostazione neoliberista?
Certamente lo è la destra che si genuflette di fonte al cosiddetto mercato.
Ma lo è anche una parte consistente della sinistra, a partire dal Pd che ospita una consolidata corrente neoliberista.
Che fare?
Occorre combattere in modo aperto ed esplicito questa vocazione a garantire la rapina di chi riesce ad aggiustare a proprio favore i conti e a condannare all’impoverimento crescente chi invece ne subisce le tragiche ricadute.
In Spagna il governo è riuscito ad abbassare in modo consistente il tasso d’inflazione portandolo a poco più del 3% e questo risultato non è un miracolo caduto dal cielo ma la conseguenza di scelte economiche tra le quali, non ultima, l’abbattimento dell’iva su una serie di generi di prima necessità.
Seguire l’esempio spagnolo dovrebbe essere una scelta conseguente della sinistra in Italia. Almeno questo…
In Spagna inflazione al 3%. Basta neoliberismo anche in Italia, prezzi controllati e calmiere
