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Via dei Fori, coraggio: eliminiamola

Che fare dei Fori? Se lo chiede l’archeologo Carlo Pavolini in un libro intitolato proprio con la frase interrogativa iniziale, testo utile per riannodare i fili di una annosa questione che esplosa negli anni ’80 è stata poi nel tempo alquanto accantonata, salvo essere di nuovo d’interesse per un gruppo di studio insediato dal sindaco Gualtieri con a capo l’ex senatore Pd Walter Tocci a suo tempo vicesindaco della giunta Rutelli.
Coraggio, dunque. Il libro pubblicato da Robin Edizioni parte da lontano con la costruzione di via Cavour (1880), consegnataria del problema Quartiere Alessandrino poi eliminato negli anni ’30 dal piccone mussoliniano che smantellando anche la collina Velia ha creato la via dei Fori, sulla cui eliminazione/ridimensionamento si discute da tempo. Nel frattempo gli archeologi hanno continuato o peraltro a scavare ai bordi dello “stradone” col risultato di parecchia confusione (oltre ai risultati scientifici) ai lati dei Fori interessati e l’irrisolta questione dello stradone ormai chiuso da anni al traffico.
E dunque? Restano in ballo un paio di opzioni, lo snellimento dello stradone oppure in sua sostituzione un viadotto-passerella, corredabile col recupero di strutture preesistenti come Palazzo Rivaldi (che Italia nostra proponeva come sede di un erigendo Museo dei Fori) o sull’altro lato, quello del Celio, con la sistemazione dell’Antiquarium ecc.
Per ricavare infine cosa? Una totale ricucitura archeologica dei Fori, con un sistema dotato di una serie di porte (forse quattro), il viadotto di cui sopra (preferibile allo stradone snellito) e dei luoghi-filtro che dovrebbero immettere i visitatori negli spazi della memoria in cui ci sono da risolvere problemi di agibilità, percorribilità, sicurezza, didattica e accoglienza ecc. Dulcis in fundo, il necessario superamento delle competenze attualmente spezzate tra sovrintendenze varie tra statali e comunali con la possibile creazione di un’unica struttura competente sul tutto.
Il libro torna dunque a soffiare sulle braci dei fuochi attizzati in passato da una selva di cultori di varia natura (urbanisti e archeologi in primo luogo) tra i quali occorre ricordare almeno Antonio Crederna, Italo Insolera, Leonardo Benevolo, Adriano La Regina, Eugenio La Roicca, Raffaele Panella, Francesco Perego, Massimo Pallottino, Vittorio Emiliani, Renato Nicolini, Vezio De Lucia, Giuliano Volpe, Francesco Prosperetti, Filippo Coarelli, Rita Paris, Fausto Zevi, Massimiliano Fuksas, Simone Leoni , Carlo Aymonino, ecc ecc ecc.
Ci si riuscirà mai? Magari sarebbe il caso che anche il sindaco in carica dicesse cosa intende fare…Su, coraggio. Anche in vista di Giubileo ed Expo.

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