Informazioni che faticano a trovare spazio

La coscienza di Klara, secondo Kazuo

Per Kazuo Ishiguro, in occasione del suo nuovo libro, il racconto lungo “Klara and the Sun” appena uscito in Inghilterra, ecco questo lunghissimo pezzo (realizzato tramite Zoom tra Los Angeles e Londra) pubblicato sul New York Times da Giles Harvey di cui avevo già apprezzato contributi per il “New Yorker”. L’ampiezza dell’articolo è da rivista…Klara è un A.F. (Artificial Friend), e già viene da chiedersi come sarà trasformato l’acronimo nella traduzione italiana? A.A. Beh, insomma…Siamo ancora dalle parti di “Non mi lasciare”, dunque. E Ishiguro si interroga sulla fine della noistra coscienza. Ma sì, tema già sfiorato da McEwan nel suo ultimo libro. Il testo di Kazuo insomma si presta a una serie di domande urgenti ma trascurate, derivanti da un cambiamento di paradigma nella concezione di sé umana. Cioè: se un giorno diventerà possibile replicare la coscienza in una macchina, avrà ancora senso parlare di un sé irriducibile, o le nostre idee sul nostro eccezionalismo seguiranno la via della radio a transistor?E Klara in attesa di lavoro è lì a ricordarcelo, gentilissima e garbatamente minacciosa…Dietro Ishiguro traspare poi anche un altro problema, quello rapprresentato dalla madre che lo partorì nel 1954 sì in Inghilterra dove i suoi erano sbarcati da poco venendo dal Giappone ma che sulle spalle si portava la difficile eredità di essere una superstite di Nagasaki colpita dallla seconda atomica americana nel ’45.In questo i giapponesi, anglicizzati come Ishiguro, o nati a Kyoto come Haruki Murakami e in Giappone restati, sembrano oggi dover fare i conti con chi li ha messi al mondo: Murakami l’ha appena affrontato in quel suo denso quanto breve”Abbandonare un gatto”, opera piccola in apparenza capace di darci però la figura di un padre durante la guerra e le ombre atroci che quello scenario ci ha lasciato. Atroci. Così in bilico tra passato e futuro Kazuo e Haruki cercano di accompagnarci verso il futuro. Senza lasciarsi sfuggire neanche il più lieve dei sorrisi…

Gli Ishiguro nel 1963

(come in questa foto del 1963 con Kazuo (novenne…si può dire?) e i suoi su suolo inglese, utilitaria al seguito e cielo assai grigio).Segue l’articolone del New York Times per chi abbia un po’ di tempo da dedicare alla questione Ishiguro (a corredo dello scritto ci sono anche almeno tre foto che vale la pena vedere, compreso Kazuo chitarrista ventenne…)https://www.nytimes.com/2021/02/23/magazine/kazuo-ishiguro-klara.html?action=click&module=Editors%20Picks&pgtype=Homepage

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