Ora la Cina ha espulso l’emittente inglese BBC World. “La decisione della Cina di ritirare BBC World News dall’etere in tutto il paese è legittima e ragionevole”, ha detto giovedì 18 febbraio 2021 il portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying.
Hua ha risposto così al ministro degli Esteri britannico Dominic Raab secondo cui la decisione della National Radio and Television Administration (NRTA) di vietare l’emittente britannica BBC World News è invece “un’inaccettabile limitazione della libertà dei media”.
La mossa è la risposta al ritiro della licenza in Inghilterra per l’emittente cinese all english CGTN..
In Cina l’ondata contro i media occidentali non si ferma dunque.
A farne le spese nel 2020 oltre una decina di giornalisti statunitensi impegnati nel raccontare in Cina l’esplosione dell’epidemia di Coronavirus che sono stati espulsi come ritorsione rispetto al limite imposto dall’amministrazione Trump sui visti dei media di Stato di Pechino che operano in Usa.
Così gli statunitensi che lavoravano per New York Times, Wall Street Journal e Washington Post in Cina hanno dovuto consegnare i propri accrediti e lasciare il Paese, poiché i loro visti sono legati al permesso per i media. A loro è stato anche vietato di operare nei territori semi-autonomi di Hong Kong e Macao. A far sapere di queste misure è stato il Foreign Correspondents’ Club of China (FCCC), che ha definito “deplorevole” la decisione del governo cinese.
Espulsa anche l’australiana Cheng Lee del China Global Television Network.
Dal 2013 al 2020 la Cina aveva già espulso 9 giornalisti stranieri.