Fa naturalmente piacere che uno ci ripensi.
Ma il figlio di Vittorio Emanuele ci ha davvero ripensato?
- Definire “sofferta” la firma delle leggi razziali è una presa in giro., Il suo bisnonno, quello che aveva aperto le porte al fascismo, non fu granché turbato da quanto “doveva “ firmare, se non altro perché in pochissimo tempo firmò per ben 13 volte decreti contro gli ebrei, variamente articolati. Certo, le cronache ci dicono che Mussolini gli mise alle costole un podestà, Buffarini Guidi, ma il risultato non cambia.
- L’erede parla a nome di tutta la famiglia? Mah…Visto quello che fino a poco tempo fa pensava e diceva suo padre Vittorio Emanuele – che definiva “non gravi” le leggi razziali (al giornalista Valter Vecellio del Tg2, andato a interpellarlo a Ginevra nel 1997) – non si sa. Anzi, si teme il peggio.
- Le vittime Savoia come Mafalda, invocate nella lettera, non sono morte perché ebree. Dispiace ricordarglielo.
E dunque. Quanto al perdono, lasciamo perdere, non è lui il titolare del problema.
Non capisco pertanto il sollievo con cui qualcuno ha accolto la lettera.
A me appare assai viziata dai punti 1, 2 e 3 che ho elencato. Non è poco.