Mia madre Bruna. L’ho persa nel 1958, lei aveva 51 anni, io 14. Ricordo quella notte orribile in autunno quando nell’ospedale Santa Chiara di Pisa, deserto a tarda ora, mi arrivò la notizia della sua morte. Era stata ricoverata d’urgenza, il medico di base non si era reso conto che un’iniezione malfatta era diventata così grave da finire in setticemia. Mamma era una maestra elementare. A Pisa dove è morta eravamo approdati da poco, tre anni, provenienti da Lari dove io sono nato nel 1944 quando la mia famiglia era appena reduce dall’8 settembre: mio padre era stato ufficiale comandante di una postazione antiarea sulla costa napoletana, nei pressi di Pozzuoli. Ci sono foto con mio fratello Vittorio che all’epoca aveva otto anni o giù di lì, nero come uno scugnizzo ai piedi del grosso cannone. Poi con mamma incinta erano riusciti a riparare a Lari, un piccolo paese delle colline pisano-livornesi, dove mio padre aveva l’incarico di direttore didattico.Vivevamo allora in un appartamento in affitto alla Casaccia, in pratica una sorta di frazione del paese a cui era strettamente connessa. Lari è a una ventina di chilometri da Pisa.Mia madre col pancione al nono mese doveva scappare spesso verso i rifugi quando erano in corso bombardamenti.Il rifugio più vicino era al Poggione, una protuberanza di tufo a fondovalle sotto la Casaccia. Per raggiungerlo bisognava correre in discesa per una stradina bianca, un sentiero. Mentre correva verso il Poggione un giorno le scoppiò alle spalle una grossa bomba. Mamma non partorì dallo spavento. Ma poco ci mancò. I tempi erano così.Per allattarmi poi mio padre andava a recuperare un po’di latte vaccino a una decina di km dal paese. Ci andava in bicicletta. Ogni giorno, su e giù…Più tardi i compiti li facevo poi con mamma.Con lei andavo anche in campagna e raccoglievamo erbe, a partire dalla cicoria.Mamma era di origine contadina.Anche mio padre era nato in una famiglia legata al lavoro agricolo, i miei nonni paterni avevano un orto sotto le mura di San Miniato, un paese a metà strada tra Pisa e Firenze.In pratica così vi ho già raccontato mezza vita mia…Questa foto di Bruna, che faceva Somigli di cognome, la ritrae assai giovane, poco più che ventenne. Viveva allora alle Cure di Firenze. Si era fidanzata con Carlo, mio padre, che si era diplomato maestro e che poi iscritto a Magistero si sarebbe laureato per poter diventare direttore didattico.Le foto li ritraggono insieme sorridenti e felici.Mia madre era una persona molto buona, aveva dei vestiti colorati a fiori, sapeva cucinare. Di lei ho conservato l’ovetto di legno per rammendare i calzini (chi rammenda più ormai i calzini?) e pochi altri oggetti. E’ sepolta a Pisa, nel primo grande spazio rettangolare del cimitero, sulla sinistra. Bruna Somigli Brogi. Ogni tanto passo di lì e mi fermo per portarle un fiore. Non lontano c’è mio padre Carlo. E poco oltre anche mia nonna Paolina con cui ho vissuto per un po’ dopo la morte di mamma…La sua specialità era il coniglio. Anche lei conosceva le erbe, per anni le aveva vendute su un carretto al mercatino di via Pietrapiana a Firenze…