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Il grande cuore di Pippo

Nella foto sotto il titolo l’operaio metalmeccanico Pippo Carrubba sta suonando con la sua banda per il 25 aprile. Probabilmente la musica era quella di Bella ciao. Se n’è andato a 82 anni per colpa del flagello che ci sta alle costole ma per il suo lavoro aveva contratto un maledetto tumore da amianto. Viveva a Silvano d’Orba. Questo so avendolo appreso ora ma quello che voglio ricordare di lui, l’operaio che era stato anche operaio scrittore, è come questo uomo dal grande cuore, coraggioso e determinato, si muoveva in mezzo agli altri, spesso da solo, incurante delle difficoltà. Lo ricordo così in mezzo alla classe operaia del ponente genovese, tra gli operai dell’Italcantieri, tra i quali Pippo si era ritrovato a lavorare e molto a discutere affrontando senza reticenze gli attacchi del Pci spesso ingiusti, sbagliati, micidiali. Sono scene che ha raccontato in uno dei suoi libri, dal titolo esplicito., “Il gruppettaro”.


Pippo non si era mai tirato indietro. La sua provenienza siciliana lo aveva rincuorato. Un migrante coraggioso. Non si tirava indietro dunque così come altri operai, a partire da Vittorio Cruciani, e aveva cercato allora di fare luce sulla condizione operaia e sulle scelte da portare avanti senza piegarsi al conformismo compromissorio spacciato come riformismo.
Pippo era operaio di sinistra, un uomo assai retto, determinato, consapevole dei suoi diritti, coraggioso e fraterno, affettuoso con i suoi compagni ma anche verso il mondo. Era un po’ più vecchio di parecchi di noi di Lotta Continua ma questo non lo aveva dissuaso dal mischiarsi con allegria alle imprese collettive degli anni ’70. La sua faccia sorridente lo aveva accompagnato nelle sua avventure politiche e poi in quello di scrittore. Quando Sergio Zavoli lo aveva finalmente intervistato ne era uscito rinfrancato e soddisfatto.
Una cena sbagliata, di questi tempi, forse gli è stata fatale per trasmettere il pericoloso nemico del presente. Mannaggia, Pippo. Sei, dopo Lillo, una nuova perdita per chi ti aveva conosciuto ed apprezzato. E ti ringrazio ancora per aver tenuto botta, a volte con me, di fronte a chi non apprezzava il nostro modo allora di vedere. Magari si esagerava a volte, sarà pure successo, ma gli altri non erano certo migliori di te. Un abbraccio a Bruna, tua moglie, e ai tuoi due figli.

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