STORIA DI UN APPELLO CONTRO L’INTITOLAZIONE A BOTTAI DI UN LARGO A ROMA.
BOTTAI, LE LEGGI RAZZIALI, UN APPELLO CONTRO, RUTELLI, VELTRONI…
Il 18 settembre del 1995 Repubblica scrisse:
NO A LARGO BOTTAI’ RUTELLI: ‘ CI PENSERO’ ‘
‘ Non lo voteremo più’
SULL’ ‘ UNITA’ ‘ INSERZIONE ANTI RUTELLI ROMA
– Un quarto di pagina nella cronaca romana dell’ Unità di sabato e una scritta a caratteri cubitali con la solenne promessa: “Nel timore di dover passare in futuro per vicolo Pitigrilli o piazzale Starace non voteremo una seconda volta Francesco Rutelli come sindaco di Roma”.
Ad acquistare lo spazio pubblicitario sul giornale del Pds è stato un gruppo di cittadini. Tra le firme quella del fondatore del Beat 72, il teatro off di Roma, Simone Carella, e di un gruppo di giornalisti. E ieri sempre sull’ Unità, la rubrica di Michele Serra titolava ‘ Pensaci Francesco’ . Accanto la vignetta di Elle Kappa: “Più conosci Bottai, più detesti Rutelli”.
di PAOLO BOCCACCI
La Repubblica 18 settembre 1995
L’inserzione a pagamento costò 400 mila lire. A sottoscrivere l’appello contro Rutelli una ventina di persone. Non tutti gli interpellati allora mi dissero sì, raccoglievo le adesioni, ricordo un giornalista del Corriere della sera che mi oppose un cortese no: “Come giornalista non posso…”. Bah
A distanza di anni si rileva ancora non solo la spocchiosa faciloneria con cui fu annunciata dal Campidoglio la volontà di intitolare un largo a Giuseppe Bottai, ma anche l’ignoranza pacchiana di chi voleva presentarlo come un fascista sui generis, l’intellettuale che con la rivista “Primato” aveva ospitato una fronda antifascista.
Era in arrivo un Giubileo e Rutelli, lanciando nell’arena il povero Gianni Borgna assessore alla cultura, pensava di farsi bello con questa proposta “avanzata”, frutto degli incontri che stava avendo in una commissione bilaterale per il Giubileo con personaggi come il figlio di Bottai.
Comprai la pagina sull’Unità, la Repubblica il giorno dopo se ne accorse ed ecco il trafiletto che ho riportato in apertura.
Per l’occasione, prima che l’inserzione venisse pubblicata, ricevetti una telefonata all’Europeo dove lavoravo dal direttore dell’Unità, Walter Veltroni. Cosa mi chiese Veltroni? Di trasformare il “non voteremo” dell’inserzione in un più innocuo e problematico “non voteremmo”. Risposi di no, ovviamente. E con Salvatore Gajas co-firmatario, anche lui dell’Europeo come Sandro Provvisionato e Claudio Lazzaro, ci facemmo una risata.
Dopodiché voglio aggiungere, su quella ignoranza magistrale di chi aveva promosso Bottai, ancora qualche riga. Bottai presentò il 5 settembre del 1938 al Consiglio dei ministri il “Provvedimento per la difesa della razza nella scuola italiana”.
Un mese prima, il 6 agosto, aveva emanato sul tema una circolare ai provveditori italiani. Vale la pena rileggerne il cuore:
“Nella scuola di primo grado, coi mezzi acconci alla mentalità dell’infanzia, si creerà il clima adatto alla formazione di una prima, embrionale coscienza razzista, mentre nella scuola media il più elevato sviluppo mentale degli adolescenti, già a contatto con la tradizione umanistica attraverso lo studio delle lingue classiche, della storia e della letteratura, consentirà di fissare i capisaldi della dottrina razzista, i suoi fini e i suoi limiti. La propagazione della dottrina continuerà, infine, nella scuola superiore dove la gioventù studiosa, con il sussidio delle cognizioni umanistiche e scientifiche già acquistate, potrà approfondirla e prepararsi ad essere, a sua volta, divulgatrice e animatrice”.
Ecco a chi nel 1995 si tentò di dedicare un largo a Roma. Vergogna.