Mostruosità argentine. La casa del “desaparecido” Rodolfo Walsh in mano ai suoi sequestratori. La denuncia è della figlia della vittima, Patricia, che in una conferenza stampa organizzata dal sindacato giornalisti Siprebo ha protestato pubblicamente per l’uso della “vivienda” da parte di uno dei sequestratori dell’Esma, la scuola della Marina Militare in prima linea nella persecuzione dei giovani oppositori della dittatura negli anni bui dal ’76 all’83.
La casa di Rodolfo Walsh è in sobborgo di Buenos Aires, San Vicente, e vi abita attualmente la sorella di un militare implicato nel sequestro di Walsh, il subcomisario della polizia Rubén Sala.
Rodolfo Walsh è “scomparso” il 25 marzo del 1977 nel corso di una delle operazioni degli squadroni della morte della giunta Videla.
Walsh era un giornalista e uno scrittore, un rappresentante assai noto del giornalismo investigativo. Col suo libro “Operaciòn Masacre” aveva dato vita al genere del romanzo-verità raccontando nel ’57 un episodio cruento delle forze armate che avevano rovesciato il peronismo.
In seguito aveva fondato con Gabriel Garcia Marquez l’agenzia di stampa Prensa Latina. In Argentina si era poi legato al movimento dei Montoneros. Nelle attività col gruppo aveva perso, la figlia maggiore Vicki, vittima in un conflitto a fuoco.
Nel 1977 aveva scritto una lettera aperta al dittatore Videla. Stava provvedendo a diffonderla quando era stato catturato.
Nella lettera denunciava e chiedeva conto dei crimini compiuti dalla dittatura.
All’Esma sarebbe arrivato già morto, il suo corpo forse è stato interrato nel campo sportivo dell’Esma che a differenza della scuola stessa non è mai stato indagato a fondo.
Ora l’estremo insulto, l’accaparramento della sua casa da parte di uno dei suoi carnefici.