Elezioni per il rinnovo del consigli dell’Ucei, l’unione delle comunità ebraiche italiane, secco ridimensionamento della destra romana. Per Kol Israel e Israele siamo noi il raffronto dei voti con l’ultima elezione del consiglio della comunità romana, unico raffronto possibile, registra un calo complessivo dal 67 al 49%. Sette i punti persi dalla lista di Ruth Dureghello, l’erede di Riccardo Pacifici, e ben dodici quelli persi dalla lista ex Fiamma Nirenstein. Si pagano così, tra l’altro, le contrapposizioni espresse contro l’Ucei e il suo presidente Renzo Gattegna (nella foto a destra durante un incontro al Quirinale).
Tutt’altra aria per le liste collocabili sul fronte opposto, con buone affermazioni di Binah e Menorah. Dieci a dieci il risultato dei seggi assegnati a Roma.
Diverso il risultato milanese, dove la lista di Wellcommunity conquista sei seggi, contro i quattro del fronte opposto (Comunità aperta e Milano per l’Unione…).
A orientare però il timone verso una linea d’apertura, sulla scia della gestione del presidente uscente Gattegna, concorrono infine gli orientamenti delle comunità locali che esprimono altri 19 seggi, assegnati a rappresentanti perlopiù lontani dalle asprezze della destra. Cinque infine i rabbini designati. All’inizio di luglio l’ebraismo italiano eleggerà tra questi 54 rappresentanti il nuovo presidente e forse potrà di nuovo accadere che sia una donna, come ai tempi di Tullia Zevi.
Comunità ebraica, ecco il raffronto dei risultati tra le elezioni del 2015 per la Comunità romana e quelli di oggi per l’Ucei. La lista di Ruth Dureghello passa dal 44% al 38,2%, quella di Fiamma Nirenstein dal 23% all’11%. Insieme perdono il 18% scendendo sotto il cinquanta per cento. Secco ridimensionamento dunque per la cosiddetta destra.
Sul fronte opposto Menorah passa dal 21,4% al 27,5% e soprattutto la lista delle donne Binah, che quest’anno ha proposto anche uomini, passa dall’11,6% al 23,2%. Insieme Menorah e Binah superano il cinquanta per cento.