La concentrazione De Benedetti-Fiat con l’appendice Perrone è accolta come una normale concentrazione editoriale.
In realtà è uno strano conglomerato di affari nel quale ciò che salta subito all’occhio è la posizione della Fiat che sfilatasi da tempo come partner chiave della Rcs e del Corriere ora mostra un ulteriore annacquamento della propria vocazione editoriale in Italia.
Nel senso che la Fiat con la testa in Chrysler e gli uffici in Olanda segna con questa ultima scelta, che incunea la Stampa dentro il sistema De Benedetti-Espresso, un sostanziale abbandono del fronte italiano.
Mi pare questa la principale annotazione del momento, in attesa che altri movimenti si addensino su altri versanti a partire da quello del Messaggero-Caltagirone e della Rcs.
Va da sé che le concentrazioni comportano minori spazi di agibilità e maggior controllo sulle informazioni, insomma non sono un bene per la democrazia. Però è anche vero che nell’era del web la censura sarà dura da applicare e in ogni caso se la censura sarà questo costituirà uno stimolo verso la cfreazione di nuovi spazi (e non viceversa).
Detto questo, risuona in Italia uno strano silenzio sul tutto, quasi che solo delle altre concentrazioni ci dovessimo occupare come è capitato poco tempo fa con Mondadori-Rizzoli su cui a parte l’appello Eco e di un’altra quarantina di scrittori poco altro è stato poi fatto. E di ciò che sta succedendo ora?
Chiamamolo il silenzio Stampa.