Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale, ha scritto questo editoriale:
Qualcosa di molto interessante sta cambiando il paesaggio politico statunitense. Non è l’irruzione di Donald Trump, che semmai fa paura. Non è la possibile vittoria di Hillary Clinton. È l’arrivo di un signore di 74 anni che vuole smembrare le grandi banche, raddoppiare il salario minimo e garantire a tutti l’assistenza sanitaria gratuita, e che intorno a questo programma semplice e radicale sta mobilitando ragazzi e ragazze da un capo all’altro del paese.
Nato a Brooklyn nel 1941 in una famiglia operaia di origini polacche, ebreo, pacifista, militante socialista e attivista dei diritti civili, non potrebbe avere un’avversaria più difficile di Hillary Clinton, con il suo curriculum sterminato, la sua enorme rete di finanziatori, il suo nome conosciuto da tutti. Eppure, secondo diversi esperti, in un ipotetico confronto con Trump, Bernie Sanders avrebbe perfino più probabilità di vincere di Clinton. La sua capacità di trascinare le folle è contagiosa.
Nel video del dibattito per le primarie in Florida, il 9 marzo, lo si vede accalorarsi nell’appello finale: “È accettabile che in America lo 0,1 per cento della popolazione più ricca possieda una ricchezza pari a quella del 90 per cento più povero? È accettabile che Wall street e i miliardari spendano centinaia di milioni di dollari per cercare di comprare le elezioni? È una democrazia o un’oligarchia? È giusto che nel paese più ricco della storia dell’umanità tanti ragazzi non abbiano i soldi per andare all’università o che finiscano gli studi pieni di debiti? Se ci alziamo in piedi e se lottiamo, possiamo fare molto meglio di così. Ed è per questo che mi candido alla presidenza”.
Il pubblico, fino a quel momento composto, si alza in una standing ovation di diversi minuti, e perfino Hillary Clinton non riesce a mascherare un sorriso stupito e partecipe. Che Sanders vinca o no, le sue idee stanno spostando l’America a sinistra e influenzeranno il dibattito politico a lungo. E se otto anni fa Barack Obama veniva definito un “socialista” dagli avversari che volevano screditarlo, oggi è rivendicando il suo essere socialista che Sanders sta scuotendo il Partito democratico.
La propaganda della guerra fredda appare semplicemente antiquata ai giovani americani di oggi, ha spiegato su Le Monde il ricercatore Edward Castleton: “Quando questi ragazzi pensano al socialismo non hanno in mente l’esperienza sovietica, ma i vantaggi del welfare europeo. Proprio quel welfare che i ‘socialisti’ europei stanno, in gran parte, smantellando”.
Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2016 a pagina 90 di Internazionale, con il titolo “Socialista”.