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Un film di Losey fa tornare gli anni del nazismo, Paolo Padovani nel 1976 rivive il passato e ricorda la cugina Nella morta nei lager

Dai diari di Paolo Padovani. Uno scritto del 1976 in occasione del film “Mr Klein” di Joseph Losey:

Mr Klein

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Commozione profonda nel vedere il film di Losey “Mr Klein” interpretato da Alain Delon. La deportazione degli ebrei di Parigi (la civile, tollerante, illuminata Parigi!!!) nelle vicende di un piccolo speculatore ariano preso per un “autentico” ebreo.

Riaffiora di colpo in me il ricordo di quegli anni quando la gente giustificava e accettava passivamente che delle creature “umane” innocenti fossero deportate e sterminate in nome dell’ordine “nuovo”  di Mussolini e di Hitler.

Mi ricordo come mi aggiravo per le strade di Roma (avevo poco più di sedici anni) chiedendomi quale delle persone che incontravo poteva accettare simile infamia ma nessuno si accorgeva della tragedia e nessuna parola veniva a confortare.

Anche nei migliori (pochissimi) si era radicato il fatalismo passivo per i diversi e io (senza sapere perché) ero diverso e da distruggere, io che non ero religioso, che leggevo Tolstoi e sognavo (sogno impossibile per la cacciata dal liceo) di diventare un medico e di dedicarmi ad aiutare la povera gente.

Il film di Losey mi ha fatto riprecipitare nel vuoto di quegli anni e ho passato una notte di lucida angoscia.

Pensavo tra l’altro a quanti dei poliziotti che eseguivano le retate in quei giorni (e rubavano nelle case dei deportati) hanno seguitato a proteggere la giustizia e i cittadini dopo la Liberazione, diventando autorevoli questori, consiglieri di Stato, rispettabili pensionati.

L’ironia del male mi toglieva il respiro (dopo quasi quarant’anni) e vedevo nel buio venirmi incontro mia cugina Nella Montefiori, figlia di un colonnello e modesta e buona maestra elementare presa a Roma dalla polizia “italiana” poco più che trentenne e deportata in Germania e bruciata in un  forno crematorio.

I suoi occhi grandi, semplici e affettuosi, mi hanno fissato per lunghe, interminabili, ore, annullando ogni senso di giustizia, ogni significato di libertà e di possibile progresso.

Notte terribile, nulla però di fronte agli occhi, dolci e buoni, di Nella.

Anche le tre sorelle, amatissime, di Franz Kafka, ricordo ora, sono finite gassificate, dopo inenarrabili vie crucis, dai nazisti come mia cugina Nella, una donna comune, per nulla eccezionale, ma un essere che aveva diritto alla vita, che  non aveva fatto nulla di male (ma insegnava a leggere ai bambini), che chiedeva l’amore come ogni creatura.

(Negli anni in cui, sia detto per inciso, il futuro papa Pacelli, nunzio di Cristo in Germania, non diceva una parola per impedire lo sterminio di milioni di donne e di bambini, non alzava la croce contro il mostro Hiltler e il suo sciocco servo Mussolini!).

 

Paolo Padovani (1976)

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