La scrittrice americana e israeliana Diana Bletter ha parlato oggi a Roma del suo libro, A Remarkable Kindness, ambientato in un paesino del nord Israele a 15 km di distanza dalla frontiera col Libano.
Per singolare coincidenza ciò avveniva nella piccola libreria angloamericana Book Shop di Trastevere, in via della Lungaretta, mentre a poca distanza era in corso la vista del papa alla Sinagoga ebraica, giusto dall’altra parte del Tevere.
Così di fronte a una saletta piena Diana ha spiegato come alla base del circolo cimiteriale femminile del paese, nucleo del suo racconto pubblicato da HarperCollins, ci sia tra donne di diverso credo (cristiane, ebree, druse, islamiche) più che la religione la spiritualità.
La religione, come sappiano, può dividere, la spiritualità unisce.
Importante distinzione, fatta da una donna ebrea americana che da 25 anni ha scelto di vivere in Israele e di lavorare con le altre donne della sua area.
Diana si è dichiarata da questo punto di vista una “ebrea errante” e con l’occasione ha fatto anche il punto sulla sua variegata famiglia, i suoi genitori ebrei americani di prima generazione, i suoi numerosi figli (sei) compresa una ragazza adottiva di origine etiope (e il marito Jonny che l’ha accompagnata a Roma).
La libreria ha rivelato col suo pubblico anglofono – Diana comunque ha cercato di parlare per tutto il tempo in italiano – interesse e coinvolgimento. Da ringraziare anche le donne che gestiscono la libreria, per l’organiuzzazione ninché per il buffet accogliente e simpatico. Un momento a Roma di confronto e condivisione il che non è poco. Grazie Diana, che rientra ora nel suo complicato paese.