Informazioni che faticano a trovare spazio

Per Yara Gambirasio 18 mila dna, per Pasolini 30…Riaprire l’inchiesta, sentire Misha Bessendorf

Pasolini: il 26 maggio scorso di fronte alla decisione di archiviare l’inchiesta sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini ho scritto:

“Per individuare l’assassino di Yara Gambirasio in questi anni sono stati prelevati oltre 18mila campioni genetici e non solo in provincia di Bergamo. ..
I 5 dna trovati sui vestiti di Pier Paolo Pasolini sono stati confrontati a quanto pare solo con una trentina di dna…
La chiusura della nuova inchiesta sulla morte di Pasolini, decisa ieri da un gip di Roma che ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura (Laviani, Minisci), non lascia solo l’amaro in bocca.
La decisione di chiudere pur considerando Pelosi responsabile dell’omicidio molto probabilmente insieme ad altri suona come una sorta di decisione “suicida”. Se Pelosi infatti non era solo perché non continuare ad indagare?
L’inchiesta liquida il teste Misha Bessendorf, l’unico che in tutti questi anni sia un testimone oculare della scena del delitto (almeno per quanto riferito da lui attraverso l’intervista che gli ho fatto tre anni fa sul Corriere della Sera), come non credibile perché il suo racconto non è congruente con lo schema dell’inchiesta giudiziaria. Peccato però che non si sia neanche tentato di sentirlo, seppure in rogatoria visto che risiede oggi negli Usa.
Sono molti gli aspetti “irrisolti” del delitto, a partire dal movente su cui non si è fatto nessun passo in avanti.
Perché è stato ucciso Pasolini?
Ma allora perché il Parlamento a questo punto non decide di affidare a una commissione d’inchiesta la ricerca sull’omicidio Pasolini?”

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In seguito l’avvocato Stefano Maccioni, legale del cugino di Pasolini, ha lanciato un appello per la costituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, che ha superato le 10 mila adesioni.

E questa invece è l’intervista che nel 2012 ho fatto a Misha Bessendorf, l’unico testimone del delitto:

“Erano in 3 o 4 intorno a un uomo per terra…”. Il primo testimone oculare del delitto Pasolini racconta da NYC ciò che ha visto allora

Pubblico l’articolo integrale che ho scritto per il Corriere della Sera di giovedì 29 marzo 2012:

Misha nel 1975 427757_10151385525130521_744635520_22835559_1899397053_n
“Erano in tre o quattro, sui trent’anni….pere terra c’era un uomo steso”. Ogni tanto quella scena di una notte fosca e terribile gli torna in mente. Misha Bessendorf non vive più da tempo ad Ostia dove era approdato a metà degli anni ’70 come ebreo profugo russo. Allora nel 1975 aveva 25 anni, oggi 62. Insegna matematica a New York dove si è laureato poco dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti, nel 1980 alla Brown University. E ha visto una scena di morte di cui ogni tanto parla a sprazzi ai suoi amici. Così questa preziosa testimonianza ha attraversato il mare ed è arrivata anche a noi.
Un testimone oculare del delitto Pasolini. Il primo. Sono passati 37 anni e da New York, dove vive ormai da tempo, ecco la viva voce di un uomo che quella notte del 2 novembre del 1975 era lì all’Idroscalo di Ostia, alla finestra di una di quelle case che costeggiano la “no man’s land” in cui è stato ucciso Pasolini.
Misha era nella casa in cui era acquartierato con altri ebrei fuoriusciti russi, tutti di Odessa oggi Ucraina. Misha racconta oggi ciò che ha visto allora, è la prima volta che lo fa, a dire il vero afferma però di aver riferito quella notte ciò che aveva visto a un carabiniere ma poi di non essere mai più stato interpellato da nessuno.
Che cosa c’è di importante in queste dichiarazioni da testimone oculare? Sicuramente il numero delle persone presenti intorno a un corpo “disteso”, quello di Pasolini. Misha dice “erano tre o quattro, sui trent’anni”.
Prima di addentrarci nello scambio di notizie che ha fornito, al telefono e via mail, occorre però spiegare come sia stato possibile rintracciarlo. La segnalazione è arrivata da un comune amico, che vive da anni a New York. Da quella segnalazione è passato un po’ di tempo, poi avuto il numero di telefono ho finalmente chiamato Misha, superata l’iniziale diffidenza ecco cosa è uscito da questi contatti formalizzati poi anche attraverso mail.
“Sono passati 37 anni da quell’omicidio – così è iniziato il racconto di Misha Bessendorf -. Cerco di ricordare i dettagli di quella orribile notte e ho capito che il mio ricordo è un po’ sfuocato. Veniamo a me…Da Roma mi ero trasferito a vivere ad Ostia. C’erano molti russi di Odessa, sul litorale e ad Ostia. La cittadina ricordava a loro Odessa e gli affitti erano molto più bassi che a Roma. Quanto a Pisolini in quel momento non avevo idea di chi fosse…”.
Prosegue il suo racconto: “Avevo affittato una stanza al secondo piano. Potevo usare il bagno ma non la doccia. Ora come ora non ricordo bene però la casa o la strada in cui vivevo…”.
E quella notte? “Tornando a quella notte….La finestra nella mia stanza era parzialmente aperta. Ho sentito un rumore forte e allora ho messo la testa fuori dalla finestra. Ho visto parecchie persone, credo tre o quattro, sui trent’anni, vicino a una piccola macchina. Un uomo era steso per terra. Allora sono corso giù per le scale e nel giro di pochi minuti il posto era pieno di gente della zona e di carabinieri. Uno dei carabinieri mi ha preso il nome e ha trascritto quanto avevo visto. E poi? Non sono stato più sentito da quel carabiniere una seconda volta”.
Misha ha messo nero su bianco, con una mail, questa prima parte del suo racconto. Ne è nato uno scambio di mail per approfondire alcuni punti della sua testimonianza. “Sì, l’uomo che era steso per terra era Pasolini – ha precisato Misha -. Che età potevano avere gli uomini che erano intorno a lui? Sui trent’anni. Io all’epoca ne avevo 25. A quanta distanza mi trovavo da loro? Circa cento metri. E l’auto? Era una macchinetta di nessun conto (rinky-dinky dice), quella robetta che si guidava allora in Italia. Che ore erano? Era notte fonda, ma a questo punto non ricordo di più. Sapete che cosa ho pensato? Lì per lì ho pensato che c’erano un sacco di falsi incidenti per prendere soldi alle assicurazioni e che quella poteva essere una di quelle strane scene…”.
Misha Bessendorf termina qui la sua testimonianza. La sua voce riemerge dal passato, la prima di un testimone che asserisce di aver visto la scena del delitto Pasolini.
Paolo Brogi

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