Quanti di loro sono morti facendo da scudo umano a un amico, alla moglie, alla persona con cui erano insieme la sera del 13 novembre a Parigi? Asta Diakité, la cugina del nazionale della Francia, si è messa tra le pallottole e il nipotino che era con lei. Si è saputo da poco…Il biker Rammant, un uomo robusto, ha protetto la moglie che è rimasta viva. Ludo Boumbas, il congolese, ha salvato Chloè. Nicolas Catinat, falegname, si è sacrificato per i suoi amici…
Che cosa è successo davvero dentro il Bataclan e sulle terrazze dei bistrot e dei ristoranti del X e dell’XI non lo sapremo mai, forse…Come la povera Angelina che vegliava dentro il locale musicale il suo uomo ormai morto, Juan Alberto, finché un poliziotto non l’ha fatta allontanare e lei non l’ha visto più. Da quel momento anche lui era diventato un numero, uno dei 129 morti…
Ci restano però i loro volti, quelli delle vittime, quasi sempre sorridenti, intensi, intelligenti. Valeva la pena raccoglierli e metterli insieme in una pagina, anche quelli più complicati da trovare. Tutti i media l’hanno fatto, certo, però spesso passata la prima ondata si sono arrestati. Così le gallerie che espongono sono lacunose (pensate, della moglie del poliziotto Hardouin che è morta con lui, si dice solo “moglie”, eppure quella sera erano a cena per il compleanno di lei…Perché i giornali francesi non se ne sono occupati?).
Ingiustizie. Ricordare, dare un volto va nel senso opposto. Qualcuno nei giorni scorsi ha buttato là questo nome, generazione bataclan, andava bene anche per la pagina facebook che ho messo in piedi su fb per mostrare ognuna di queste vittime, perlopiù giovani ma non solo. Stasera la pagina è arrivata a contenere i volti di 123 vittime con qualche cenno biografico. Per solo sei di loro non siamo riusciti a scovare uno straccio di foto. Dico al plurale perché grazie a facebook si sono mobilitate con me anche altre persone. Ringrazio in particolare per le ricerche Lidia Fasino e Roberta Lepri, che si sono unite strada facendo da Palermo a Grosseto, le loro città…
Che cosa ci dicono questi volti? Questi volti molto belli spesso, soprattutto intelligenti? Ci dicono, sono parole di una vittima che si occupava di intelligenza artificiale, che l’oscurantismo è il nostro peggior nemico.
Ci dicono col padre della vittima più giovane, l’armena Lola, una diciassettenne, che l’istruzione, l’umanesimo, la cultura – sono parole sue – costituiscono i migliori strumenti contro la barbarie. Ci dicono come nella lettera aperta scritta da un vedovo, che non avrete il suo odio..
Ci parlano questi volti di tante cose, ci ricordano l’esilio dei cileni, la battaglia che uno di loro aveva vinto col tumore, l’essere sopravvissuto di un altro a un precedente attentato in Algeria ma non a questo. Ci parlano del lavoro spesso inventato e rincorso. Ci indicano le passioni, la solidarietà come quella di Valeria con Emergency e con i senzatetto, di Vèronique con i suoi orfani malgasci, di Lacordaire con gli indigenti di Frémicourt…E ancora ecco l’amore che era appena sbocciato o che stava per sfociare in un prossimo matrimonio. Ci sono i sogni, i viaggi, l’Erasmus, le start-up, la musica…tanta musica (a proposito, la band che suonava al Bataclan nonostante il nome non è di metallari…), i compleanni, la dottoressa che faceva pagare 23 euro per una visita, la colletta fatta sul web per seppellire un ucciso, le professioni diverse compresa quella del liutaio, i molti figli giovanissimi che restano orfani del padre o della madre…
Eccoli, sono questi i volti del nostro tempo
https://www.facebook.com/Generazione-Bataclan-1029813500403451/?fref=ts
ps: ringrazio Valeria Gandus per l’attenzione su Il Fatto quotidiano e Silvia Mauro sulla Sette oltre all’interessamento di Giulio Gambino col TPI