Cari Sopravvissuti, cari Donatori, cari Studenti e Docenti,
come probabilmente saprete, domani s’inaugura la nuova sede del cosiddetto “Museo della Shoah” presso la Casina dei Vallati, in largo 16 ottobre 1943. Vi scriviamo per informarvi che noi, nostro malgrado, non saremo presenti, in quanto nessuno ha pensato di renderci in alcun modo partecipi all’iniziativa, di cui siamo venuti a conoscenza tramite terzi.
Avete tutti avuto la possibilità di toccare con mano il nostro lavoro: come sapete, in questi anni abbiamo costruito un archivio documentario e fotografico con centinaia di fondi, una biblioteca e una videoteca con migliaia di titoli, e abbiamo organizzato eventi, convegni, mostre divulgative e viaggi di formazione a cui molti di voi hanno partecipato. Questo lavoro è stato costantemente affiancato da un’attenzione rigorosa da parte della segreteria amministrativa, che ha permesso il regolare funzionamento della Fondazione in anni difficili in cui, del resto, non ci è stato mai permesso di aprire al pubblico.
Oggi che finalmente tutto questo patrimonio sarà reso fruibile alla collettività, la Fondazione ha deciso di non rinnovare i nostri contratti di lavoro a progetto, costringendoci ad avviare un contenzioso legale, che abbiamo cercato di evitare in tutti i modi, fino alla scadenza dei termini a nostra disposizione. Dopo il cambio dei vertici nel Consiglio di amministrazione e una serie di promesse non mantenute, non abbiamo infatti ricevuto alcun riscontro circa la nostra posizione pendente nei confronti della Fondazione. Per questo, l’inaugurazione cui assisterete domani rappresenterà l’ennesima vetrina mediatica di un contenitore senza contenuto, che mette ancora una volta sullo sfondo il nostro lavoro.
Nonostante la dedizione con cui negli anni trascorsi abbiamo lavorato a un progetto in cui abbiamo profondamente e sinceramente creduto – dedizione che ha permesso alla Fondazione, ma anche a noi stessi, di crescere – sappiamo benissimo di non essere indispensabili. Ci saremmo, però, aspettati un trattamento quantomeno paritario al nostro impegno, o che ci venissero almeno comunicate le intenzioni della Fondazione entro i termini stabiliti, non costringendoci così ad avviare un contenzioso legale che nessuno di noi avrebbe voluto neanche soltanto pensare.
Nel ringraziarvi per l’estrema disponibilità e per gli attestati di stima più volte manifestatici in questi anni, senza i quali sarebbe stato impossibile portare avanti il nostro lavoro, vi informiamo quindi che, nostro malgrado, non possiamo più ritenerci garanti o responsabili dei vostri ricordi di famiglia o delle vostre memorie che avete così generosamente donato all’ente per cui abbiamo lavorato. Nonostante questo, ciò che ci porteremo dentro di questa esperienza lo dobbiamo, è bene dirlo, unicamente a voi: ai vostri sorrisi e ai vostri pianti, che ci hanno commosso e imbarazzato in occasione di ogni singola donazione; ai racconti e all’umanità di voi sopravvissuti, che continuate a emozionarci ogni volta, a distanza di anni, come fosse la prima; al riscontro generoso di voi studenti e docenti, che non avete lasciato cadere nessun nostro atto nella gratuità.
Sperando di rivedervi in migliori occasioni, vi salutiamo con affetto,
Gli ex-collaboratori della Fondazione Museo della Shoah
Daniela Brignone, Marco Caviglia, Yael Calò, Roberto D’Angeli, David Di Consiglio, Gabriella Yael Franzone, Damiano Garofalo, Marco Juric, Libera Picchianti, Giulia Piperno, Lia Toaff