La Germania che ci viene proposta oggi da Angela Merkel è la Germania che sarebbe piaciuta a Immanuel Kant. Il Kant del suo ultimo pamphlet “Per la pace perpetua”, certo, ma anche quello del pensiero elaborato fin dalla “Critica della ragion pratica”.
Scriveva Kant nella sua più grande opera conosciuta: “Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro uomo, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”.
Kant partiva da un’ipotesi fondamentale quanto indimostrabile, l’esistenza della legge dentro di noi, un fatto della ragione. Da questo Kant deduceva l’esistenza della libertà umana. Kant sintetizzava la deduzione della libertà in un’espressione famosa: “devo, dunque posso”. Parafrasando il “cogito ego sum” Kant stabiliva che se è un mio dovere fare qualcosa, allora posso necessariamente anche farlo.
Ecco, nella Germania che ci siamo improvvisamente ritrovati di fronte, quasi inaspettata, è stato spazzato via quel lascito tremendo del Novecento che a lungo ha condizionato l’immagine del paese ed è stato ritrovato l’illuminismo imbevuto di romanticismo che le è stato donato come un grande regalo (poi spesso dimenticato) dal suo più grande filosofo moderno, quel Kant senza il quale non si possono concepire né Hegel né Marx.