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Vietato il presidio dell’Anppia, i perseguitati antifascisti, davanti alla Consulta per il busto dell’antisemita Azzariti

Vietato il presidio contro il busto
alla Consulta del giudice antisemita

La questura ha proibito il sit-in proposto dall’Anppia, l’associazione dei perseguitati politici antifascisti nata nel 1946 per iniziativa di Pertini, per protestare contro la decisione della Corte costituzionale di non rimuovere dai corridoi il busto dedicato all’ex presidente del fascista Tribunale della Razza

di Paolo Brogi

ROMA – Vietato il presidio davanti alla Corte Costituzionale per il busto di Gaetano Azzariti, presidente del Tribunale Speciale del fascismo e del Tribunale della razza, conservato nella sede della Consulta. A notificare il presidio in Questura per la sera del 24 aprile era stata l’Anppia, l’associazione dei perseguitati politici antifascisti nata nel 1946 per iniziativa di Sandro Pertini e di Umberto Terracini, che aveva chiesto il permesso anche a nome della Fiap, del Circolo Giustizia e Libertà e dell’Anpi romana. Ma la Questura ha vietato il presidio. La piazza, che è la stessa del Quirinale, non lo consente.

La delusione delle associazioni

A darne notizia è la stessa associazione dei perseguitati antifascisti presieduta da Guido Albertelli, figlio di uno dei martiri delle Fosse Ardeatine, che si dichiara «fortemente dispiaciuto» di non poter esprimere il dissenso nei confronti della «sussistenza di quel reperto di un mondo così antidemocratico nella sede di una delle massime istituzioni della Repubblica». Un nuovo capitolo si aggiunge dunque alla controversa storia questione Azzariti, tornata di recente sotto i riflettori della cronaca. Il busto di uno dei più significativi rappresentanti del Ventennio e dei metodi feroci messi in opera contro gli oppositori e i democratici tramite organismi come il Tribunale Speciale e quello della Razza resta al suo posto nei corridoi della Consulta, dove Azzariti nel dopoguerra è stato riciclato come giudice costituzionale. E ora viene negata la possibilità alle associazioni dei perseguitati di esprimere la propria contrarietà. «Era nella nostra volontà una manifestazione simbolica nel rispetto delle istituzioni – spiega Guido Albertelli -. E ora non solo non viene rimosso quel busto ma non si permette neanche di esprimere la propria contrarietà da parte di associazioni come la nostra che hanno tra i propri associati perseguitati e condannati da quel tribunale presieduto da Azzariti». All’Anppia si ricorda che Gaetano Azzariti è stato il rappresentante di un potere spietato, uno «che aveva la linea diretta con Mussolini». Sul conto del Tribunale speciale, ricordano, vanno messe oltre 4500 condanne di cui oltre trenta a morte.

6 aprile 2015 | 08:02

corriere.it

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