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I ragazzi della Liberazione: Ughetto, Gennarino, Franco

Stanotte, a  poche ore dal 25 aprile, voglio ricordare tra ragazzini: Ugo Forno, Gennarino Capuozzo e Franco Cesana. Due dodicenni e un quattordicenne, i più piccoli pronti ad imbracciare allora le armi contro i nazifascisti e a sacrificarsi per la libertà. Li ho già ricordati questa mattina a Terni, intervenendo alla manifestazione convocata dall’Anppia e dall’Anpi davanti a una platea di giovani studenti dell’Ipsia Sandro Pertini. Ad Ugo Forno, con Felice Cipriani e Fabrizio Forno nipote del piccolo eroe, abbiamo poi dedicato due giorni fa un incontro nella biblioteca comunale di Primavalle. E oggi infine il presidente Mattarella ha voluto citare Ughetto ed è stato anche questo un momento importante. “Dobbiamo fare in modo che non sia più necessario prendere delle armi per difendere la democrazia come fece quel ragazzino, Ugo Forno, per ottenere libertà e democrazia”….così Mattarella.

Lo chiamavano Ughetto, il piccolo Forno che aveva compiuto i 12 anni il 27 aprile del 44. Viveva con i suoi in via Nemorense 15. E’ morto in un punto oggi di via Ma scagni, a Vescovio, da dove stava sparando a guastatori tedeschi per impedire loro di far saltare il ponte ferroviario sull’Aniene. Colpito da una granata Ughetto morì.

Era un ragazzino che aveva appena finito la II B della media Settembrini, quel giorno del 5 giugno ’44  in una Roma già invasa dalle truppe alleate fece la scelta coraggiosa di riunire intorno a sé un gruppo di giovani contadini ventenni e di guidarli inm un’azione contro i tedeschi.

Mesai prima, nell’insurrezione di Napoli di fine settembre ’43 (le Quattro giornate di Napoli), un altro dodicenne si era sacrificato allo stesso modoi, Gennarino Capuozzo.

“Appena dodicenne durante le giornate insurrezionali di Napoli – recita la motivazione della medaglia d’oro al valor civile – partecipò agli scontri sostenuti contro i tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco. Prodigioso ragazzo che fu mirabile esempio di precoce ardimento e sublime eroismo. Napoli, 28-29 settembre 1943.

Di Franco Cesana, partigiano combattente, si sa che era un ragazzino quattordicenne ebreo, cacciato da scuola pe le leggi razziali, costretto a lasciare Bologna con la sua famiglia poi, partigiano infine sulle orme del fratello diciottenne. Lo avevano messo in cucini, furiere. Non era per lui, appena poteva era in prima linea, ed è così che Franco Cesana è morto in una zona in provincia di Modena.

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