Lo stato di Israele deve essere distrutto.
Tralasciamo gli insulti e gli altri slogan contro lo spezzone di corteo che ricordava la Brigata Ebraica a Milano.
Il succo di questi teorici dell’intifada milanese è che Israele non deve esistere.
Evidentemente il problema non è tanto il disconoscimento di ciò che ha fatto la Brigata Ebraica contro il nazifascismo e l’esercito tedesco. Il fatto che questo si sia tradotto in un tributo di vite che sono raccolte in alcuni cimiteri emiliani, primo quello di Piangipane nel ravennate, non pare un problema per chi ce l’ha con gli ebrei e Israele.
Costoro non ricordano neanche che mentre gli ebrei combattevano contro i nazifascisti il Gran Muftì di Gerusalemme, Al Husayni (nella foto), cercava l’appoggio di Hitler.
“Noto per il suo implacabile odio verso gli ebrei che immigravano in Palestina, Muḥammad Amīn al-Ḥusaynī (in arabo: ﻣﺤﻤﺪ أمين الحسيني[1]) combatté la prospettiva dell’instaurazione di uno Stato ebraico nel territorio mandatario britannico in Palestina e sostenne la creazione di uno Stato islamico in sua vece. A tal fine, al-Husaynī non esitò a cercare il sostegno della Germania nazista e dell’Italia fascista, collaborando in seguito attivamente con la prima durante la seconda guerra mondiale, facilitando ad esempio il reclutamento di musulmani nelle formazioni internazionali delle Waffen-SS ed in quelle del Regio Esercito italiano”.
Questo in sintesi è ciò che dice Wikipedia di quel soggetto.
Evidentemente la posizione del Gran Muftì ha trovato proseliti nel 2015, in Italia e in particolare a Milano. Brutta situazione quella di chi è accecato dall’odio e non sa minimamente distinguere tra un Paese, un governo, un popolo con la sua storia.
Non sapendo distinguere tra un governo come quello di Netanyahu – tanto per esemplificare – e il popolo di Israele, il risultato è la barbarie mentale di oggi a Milano, ben riassunta nello slogan che Israele non deve esistere.
Peggio degli integralisti khomeinisti. Degni di Hamas.
Ho scritto già che auguro a costoro di incappare in chi li tratti come mafiosi in quanto italiani e come berlusconiani in quanto cresciuti in un ventennio in cui Berlusconi è stato a capo di questo paese. Aver vivacchiato dentro i centri sociali non li mette al riparo dalle omologazioni in cui peraltro sono particolarmente esperti.
Si dichiarano filopalestinesi. Poi però come nei giorni scorsi con Yarmouk, quando non c’è di mezzo Israele, tacciono anche se sono in corso massacri del popolo palestinese perpetrati dai killer dell’Isis. Beh, ma che c’è da aspettarsi da questi nipotini di Al Husayni…