Elio Toaff, ecco quello che mi raccontò nel 2002 quando il presidente della Repubblica Federale Tedesca doveva recarsi a Marzabotto. Raccontava Sant’Anna di Stazzema e la strage del ’44. Nel paesino delle apuane Elio Toaff, giovane partigiano, era entrato subito dopo la carneficina quando ancora nell’aria c’era l’orribile odore di ciò che i lanciafiamme dei soldati tedeschi avevano aggiunto agli spari. Conoscevo Toaff e in altre occasioni mi aveva raccontato di suo padre che gli aveva fatto imparare oltre alla Torah a memoria anche l’Odissea e l’Iliade. E poi dopo Livorno ricordava quella Garfagnana in cui era diventato partigiano. E poi ancora l’arrivo a Roma dove la Comunità nell’immediato dopoguerra era ridotta al lumicino, la ricostruzione di quella comunità, gli anni durissimi di quel dopoguerra.
Toaff era uno spirito allegro, un uomo molto schietto, ricordo che un giorno a Primaporta mi disse e io scrissi: “Ecco, chi glielo ha chiesto a quello là di andare a fare quel giro lì sulla spianata di Gerusalemme…”.
Niente peli sulla lingua, Toaff criticava da uomo libero Ariel Sharon, lo faceva al termine di un funerale a Primaporta in cui aveva intonato il Kaddish. E criticava apertamente un gesto che aveva scatenato una reazione dei palestinesi. Così’ era fatto Toaff.
Ed ecco l’intervista che gli feci il 14 aprile del 2002 per il Corriere della sera, è il mio modo di ricordarlo stasera (nella foto lo scatto che gli ho fatto un anno fa, il 14 aprile del 2014, sotto casa quando si era affacciato per salutare il funerale di Emanuele Pacifici):