STORIA
Non solo Quadraro, nel 1944
i nazisti volevano evacuare Roma
Avevano pianificato altri rastrellamenti a Testaccio, San Lorenzo e Trastevere per deportare migliaia di persone
di Paolo Brogi
31.3.2015 corriere.it
ROMA – Il Quadraro non era l’unico «covo di vipere», nella Roma occupata tra il 1943 e il 1944, di cui sbarazzarsi. I nazisti volevano deportare in Germania anche la popolazione maschile, tra i 16 e i 65 anni, di Testaccio, Trastevere e San Lorenzo. Nel mirino anche altri sobborghi popolari. A oltre settanta anni da quei nove mesi terribili dell’occupazione nazista di Roma emergono dunque nuovi scenari. La scoperta l’ha fatta Pierluigi Amen nel corso della ricerca sul rastrellamento del Quadraro che il dirigente dell’Anrp (Associazione Nazionale reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari) sta portando avanti da tempo.
Dopo via Rasella
I gerarchi tedeschi attuarono la prima ritorsione contro la popolazione subito dopo l’attentato di via Rasella. Era la fine del marzo ’44. Poco tempo dopo scattò il rastrellamento del Quadraro oggetto di una deportazione di massa, quasi mille romani. L’occasione era stato un altro attentato, quello messo a segno nella Pasquetta del 10 aprile 1944 presso l’osteria «la Campestre», all’azione aveva preso parte anche Giuseppe Albano, il «Gobbo del Quarticciolo».
Il ruolo di Kappler
Fu Herbert Kappler ad organizzare il rastrellamento del Quadraro. Ma i piani preparati, che poi per fortuna non furono portati a termine, erano assai più ambiziosi. Avevano preso corpo già dalla notte successiva alla strage delle Fosse Ardeatine. I vertici delle Ss avevano discusso allora con il comandante Karl Wolff, governatore militare e comandante della polizia tedesca in Italia, «dell’ ordine impartito da Himmler di procedere, per incominciare, allo sgombero dei rioni maggiormente infestati dal comunismo». A confermarlo a Pierluigi Amen sono stati gli scritti del colonnello delle Ss Eugen Dollmann: «I rioni da sgomberare erano soprattutto quelli di San Lorenzo, Testaccio e Trastevere oltre ad alcuni sobborghi – questo il quadro fornito da Dollman – e Kappler disse che anche per una azione così limitata sarebbero stati necessari sbarramenti i quali richiedevano l’impiego di almeno due o tre divisioni al completo…».
Le testimonianze
Dal console tedesco a Roma, Eitel Friederich Moellhausen, Amen ha ricavato poi che «ci voleva una rappresaglia che potesse colpire tutti i romani insieme ed in una sola volta: l’evacuazione. Colui che patrocinò caldamente presso Himmler questa misura fu, a quanto veniva mormorato, il signor Sauckel…». Il generale Sauckel era il plenipotenziario per la distribuzione del lavoro in Germania ed è il feroce «burocrate» che gestì milioni di lavoratori stranieri deportati in Germania. Infine Herbert Kappler, terza fonte recuperata dal dirigente dell’Anrp sui rastrellamenti da attuare a Roma. «Wolff disse che Roma doveva essere evacuata. Disse che la popolazione di Roma non meritava alcun trattamento. Dal punto di vista strategico, l’evacuazione sarebbe stata opportuna perché ci sarebbe stata una riduzione sostanziale di popolazione. Così anche tutte le difficoltà per l’approvvigionamento sarebbero venute a cessare. Disse ancora che Sauckel avrebbe ricevuto un centinaio di migliaia di lavoratori. Per l’esecuzione si rimetteva a me…». San Lorenzo, Testaccio, Trastevere dovevano essere dunque il teatro delle nuove deportazioni di massa, per fortuna quei piani criminali non sono mai andati in porto.