Giornalista turca uccisa, aveva appena detto: ” L’ ONU trasporta in Siria i terroristi del ISIS nascosti nei camion di rifornimenti umanitari”
Si torna a parlare in Turchia dell’oscura morte della giornalista Serena Shim, deceduta in ottobre durante un incidente stradale poco dopo aver avviato una circostanziata denuncia a proposito di convogli Onu usati dal’Isis per portare uomini in Siria dalla Turchia.
In diretta televisiva per Press Tv di Istanbul Serena Shim aveva affermato di avere le immagini di questi miliziani che entravano in territorio siriano, nascosti nei camion di organizzazioni umanitarie e del programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
Accusata di spionaggio, la giornalista si era difesa : “Sono molto sorpresa di questa accusa. Ho pensato di parlare ai servizi segreti turchi per dir loro che mi limito a fare il mio lavoro. Sono abbastanza preoccupata, perchè in Turchia i giornalisti rischiano facilmente la prigione.”
Il direttore delle informazioni di Press TV, Hamid Reza Emadi, aveva poi respinto la teoria dell’incidente d’auto : “Pensiamo che il governo turco debba essere considerato responsabile di fronte alla comunità internazionale. Si deve far luce su quanto è davvero accaduto.”
Serena Shim era una giornalista americana di origini libanesi. Lavorava per Press Tv Istanbul. E’ morta, ufficialmente, in un drammatico incidente stradale.
30 anni e madre di 2 figli, dalla Turchia la giornalista realizzava servizi sui combattimenti a Kobane, terza città per grandezza della Siria, che da giorni è teatro di scontri tra le forze militari curde e i djihadisti dello Stato islamico.
Dopo aver terminato un reportage a Suruc, una località turca vicino alla frontiera siriana che accoglie migliaia di rifugiati, la giornalista si era messa in viaggio. Un camion aveva centrato frontalmente la sua vettura e la donna era morta sul colpo. Il cameraman che l’accompagnava è rimasto ferito.
Press TV ha diffuso un messaggio della giornalista, dove questa aveva espresso, pochi giorni prima di morire, il timore di essere arrestata dai servizi segreti turchi, che l’avevano accusata di essere una spia, in quanto sosteneva che il governo di Ankara avesse legami con lo Stato islamico.