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Pugni e madri

Madre. Non so se la Cina sia ancora, almeno in insulti, quella di cento anni fa. O almeno non so se l’insulto che allora andava assai forte sia ancora in uso. Tutto mi fa temere di sì. E in quel caso come farà Papa Francesco a prendere a pugni una popolazione (almeno quella maschile, per definizione incline maggiormente all’insulto)  così numerosa come quella cinese?

Riferiva infatti il fine Lu Xun, letterato sofisticato e attento, in un suo scritto di quel tempo (ricordo il volume grigiastro Einaudi), che l’insulto “Di tua madre” che è comune anche ad altre lingue era stato via via elaborato e per così dire asciugato passando a “Tua madre” e infine a un icastico “Madre”, senz’altri aggettivi o determinazioni, vocabolo da solo riassumente a quanto pare l’impeto di un insulto.

Papa Francesco: come la mettiamo con una situazione simile? Pur essendo superman è difficile pensare che il suo rigetto – un pugno – possa essere applicato in tale dimensione. I cinesi…

Stasera ho incontrato per strada un vescovo (sì, qualche vescovo lo conosco anch’io) il quale se l’è cavata così:

“Sbagliato nella forma, giusto nel contenuto”.

Alludeva al pugno annunciato da Francesco. Aggiungendoci un sorriso.

Anche i vescovi ammirano dunque il pugilato…

Sarà, ma resta la dimensione complicata dell’interlocutore. I cinesi, appunto.

La madre comunque mantiene un grande appeal. Capace di andare oltre le tonache, di ogni colore e foggia.

Ricordo non senza un minimo di stupore la dedica che l’ultraottantenne Giancarlo Paletta aveva premesso nel suo ultimo libro di tanti anni fa. Era: “A mia madre”. Donna, si presume, non più da difendere a pugni…

Dunque che dire? Ci salveranno le madri, probabilmente. Giù le mani da mia madre.

Il pensiero  va allora alle grandi madri, come quelle  argentine della Plaza de Mayo ora diventate Abuelas (nonne).

Racconta a volte la loro presidentessa, la straordinaria Estela Carlotto, che proprio come madri e femmine “locas” (così dicevano di loro i soldati) avevano potuto fare quello che avevano fatto, sfidare con i loro fazzoletti e i cartelli un regime sanguinario come quello dei militari golpisti di Videla.

Viva le madri (oggi abuelas) della Plaza de Mayo. Sennò sono pugni.

Nella foto un bambino (ma non assomiglia un pochino a Bergoglio da piccino?):

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