Charlie Hebdo, classe 1969. Uscito da una costola di Hara Kiri. Da lì erano venuti Francois Cavanna (ha scritto un magnifico libro sugli italiani d’oltralpe, Les Ritals, il soprannome con cui ci chiamavano i francesi…), Geoges Bernier detto Professeur Charon e Henri Roussel più noto come Delfeil de Ton.
Si lasciavano alle spalle le copertine che avevano scosso la Francia come quella per la morte di De Grulle: “Bal tragique à Colombey, un mort”. Oppure più semplicemente per le elezioni un tizio di Wolinski in mutande che si tastava le palle: “I francesi si interrogano, destra o sinistra?”
Charlie Hebdo durò fino al 1981. Poi era scomparso per un decennio, una storia simile ai giornali di satira che abbiamo conosciuto in Italia a partire da Il Male e Cuore.
Rinato nel 1991 con i vecchi compresi Siné, Gébé, Cabu ecc si era arricchito dei nuovi come Charb, Plantu, Cyran.
Poi a metà degli anni Duemila i processi e le assoluzioni per le vignette su Maometto, più o meno di quando in Danimarca il Jyllands Posten aveva fatto lo stesso.
Charlie Hebdo aveva cambiato varie sedi ed aveva subito un attentato incendiario poco tempo fa.
Wolinski, il grande Wolinski con le sue donne tettutissime, aveva ora 80 anni.
Charb era molto più giovane, con la sua faccia da ragazzo eternamente triste e la battuta feroce.
Cabu e Toignous li conoscevo di meno.
I disegnatori e i giornalisti del Vecchio Continente sono invitati a rendere loro omaggio, per la tenacia con cui hanno affermato in tutti questi anni il diritto alla satira.
Pochi ricorderanno le disavventure di Siné, “cacciato” per vignette dichiarate antisemite.
Però finora nessuno aveva osato sparare addosso ai disegnatori di Charlie Hebdo, un atto vile molto facile contro chi è armato solo di matita e penna.
Lunga vita alla satira, non saranno degli assassini esaltati a soffocarla.