Je suis Charlie in Italia a quanto pare non vale. O vale in parte. Altrimenti perché processare Erri De Luca per le sue opinioni sulla Tav?
Comincia questo mercoledì il processo a Erri De Luca, scrittore, per l’aver detto che è giusto sabotare la Tav.
Sabotare viene da “sabot”, zoccolo: qualsiasi vocabolario dirà che sabotare è “rompere, urtare con gli zoccoli”, Questo alla base. Certo, poi il termine può sonare più duro.
Ma il problema resta la libertà d’espressione.
Però anche questa libertà è evidentemente vissuta qui da nboi a corrente alternata.
Va bene per le vignette di Charlie Hebdo che vantano numerosi disestimatori, non solo tra gli islamici.
Non va bene per gli zoccoli invocati da Erri De Luca, che vanteranno disestimatori certo ma in che cosa più rilevanti e significativi di quelli che non amano Charlie Hebdo?
Il processo a Erri De Luca, si dirà, è nato però prima della carneficina di Parigi. Questo è un po’ il suo vizio di origine.
L’altro vizio è quello di portare alla sbarra uno scrittore non per un suo libro ma per un’opinione.
Curioso, vero? Le simpatiche opinioni dei leader leghisti sul tricolore sono state accolte con dei risolini. Ma la tav è invece evidentemente più sacra della bandiera nazionale.
Pasolini fu processato per un libro, Ragazzi di vita, e in tribunale sfilarono fior di colleghi e editori. Era la metà degli anni ’50. Mediuo Evo, vero?
Evidentemente il Medio Evo non finisce mai.
Solidarietà ad Erri De Luca, non per ciò che ha detto o dirà, ma per il fatto di poterlo dire.
E’ lo stesso problema che si è posto con Wolinski e gli altri di Charlie. O no?