Il Centro richiedenti asilo di Castelnuovo di Porto (Cara) è un obbrobrio che non dovrebbe esistere.
Costruito dalla Protezione Civile su terreno esondabile del Tevere, tra l’A1 e la Salaria, è un insieme di orridi capannoni a due piani che si estendono per 120 mila metri quadri.
Quando l’acqua lo assedia – è successo poco tempo fa – gli “ospiti” devono rifugiarsi al piano superiore.
In passato è stato della Protezione Civile, che aveva fatto costruire l’obbrobrio senza neanche avere un’entrata sull’A1 (per farla ci sono voluti anni e anni…).
Passato ai Vigili del Fuoco è poi transitato alla Croce Rossa IOtaliana e da ultimo a un valzer di società che si sono susseguite nell’ultimo core business del Cara, la gestione di alcune centinaia di poveri richiedenti asilo (780 all’ultima conta, sui 2500 nell’area romana).
Le società sono state dopo Cri e la francese Gepsa, Eriches 29 del giro Buzzi e infine dal 7 aprile, dopo uno scontro che ha interessato il Tar innescato da Gepsa contro Eriches 29, Auxilium.
Nel mezzo ci sono state manifestazioni e sitin dei richiedenti asilo, compresa una marcia a piedi fino a Roma.
Perché occuiparsi dell’obbrobrio?
Perché il Cara che è così ambito (Eriches 29 aveva vinto l’appalto della Prefettura con un budget di 21 milioni di euro) è di fatto un parcheggio totalmente inadatto per queste vite in sospeso dei richiedenti asilo.
La permanenza media è sui 260 giorni. Per etnia i gruppi più numerosi sono di pakistani, eritrei, nigeriani, afgani ecc.
Sono loro i poveri “ospiti” di questi corridoi interminabili sotto luci al neon, gestiti da un centinaio di addetti (41 magazzinieri, 35 tra psicologi, medici e avvocati, 24 mediatori culturali) a cui Auxilium ha anche da poco ridotto l’orario (tra le proteste).
Altre proteste (dei richiedenti asilo) riguardano invece la soppressione di autobus e i pasti.
Il Cara in poche parole? Un mezzo lager di cui un paese civile – ci fosse mai un paese civile – dovrebbe sbarazzarsi quanto prima.
Sul tema segnalo questa interrogazione ad Alfano di Khalid Chaouki (Pd):
Mafia Roma: Deputati Pd, Alfano chiarisca appalti Cara
(ANSA) – ROMA, 6 DIC – “In attesa che con il proseguimento delle indagini, che auspichiamo il piu’ rapido ed efficace possibile, si chiariscano fino in fondo le responsabilita’ individuali di chi ha avuto parte in una gestione affaristico-criminale che ha recato un incalcolabile danno all’intera collettivita’ – si legge nell’interrogazione che vede come primo firmatario Khalid Chaouki (Pd) – alcuni dettagli pongono interrogativi inquietanti sui rapporti privilegiati e sulle relazioni che alcuni degli arrestati avrebbero avuto con organi o uffici del Ministero dell’Interno”. Nella richiesta di chiarimenti al ministro Alfano il riferimento e’ “alla gestione dei Centri di accoglienza per i richiedenti asilo e piu’ in generale alle attivita’ connesse alla gestione dei flussi migratori, che come e’ noto negli ultimi anni hanno assunto proporzioni decisamente rilevanti”. In particolare, nell’atto sottoscritto dai Dem si cita il coinvolgimento di Luca Odevaine, coinvolto nell’inchiesta romana, che “era contestualmente membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione presso il Ministero dell’Interno ed esperto del presidente del Consiglio di amministrazione per il Consorzio ‘Calatino Terra d’Accoglienza’, ente che soprintende alla gestione del Cara di Mineo”, si legge ancora nell’interrogazione. “Proprio in virtu’ di questo duplice ruolo avrebbe ammesso di essere stato in grado di orientare il flusso degli appalti nel sistema dell’emergenza immigrati”. “In attesa che venga fatta chiarezza nei dettagli sul complesso quadro indiziario fin qui emerso, destano preoccupazione alcune rilevanti dichiarazioni che sembrano coinvolgere direttamente persone interne al Ministero dell’Interno” spiegano ancora i deputati del PD, che sottolineano inoltre come la Camera dei Deputati sia gia’ intervenuta “con l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sui centri di trattenimento e di accoglienza per gli immigrati e con l’approvazione di due mozioni e di una risoluzione che aveva impegnato il Governo a intervenire sui Cie”. Ora, alla luce dell’inchiesta romana, con l’interrogazione si chiede ad Alfano di chiarire “quali siano i criteri di assegnazione degli appalti riguardanti la gestione dei Cie, dei Cara e dei Centri di Accoglienza e se e quali verifiche amministrative vengano compiute sui soggetti vincitori degli appalti e sull’utilizzo dei fondi, una volta assegnati, nonche’ quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di garantire la massima pubblicita’ e trasparenza dell’azione amministrativa e dell’operato delle stazioni appaltanti”.(ANSA).