Informazioni che faticano a trovare spazio

“Aldo Moro doveva morire”. Finalmente un magistrato chiede di procedere contro l’americano Steve Pieczenick, il consulente di Andreotti e Cossiga

Finalmente qualcuno si accorge di Steve Pieczenick e del ruolo che ha svolto nell’eliminazione di Aldo Moro. Il procuratore generale di Roma Luigi Ciampoli, ha chiesto alla procura della repubblica di procedere formalmente a carico di Steve Pieczenik, funzionario del Dipartimento di Stato Usa ai tempi del sequestro, in quanto vi sarebbero “gravi indizi circa un suo concorso nell’omicidio” del presidente della Democrazia cristiana.

Pieczenik, ‘inviato’ informale del governo americano (lo inviò Cyrus Vance), era il superconsulente Usa del governo di Gulio Andreotti e soprattutto del ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, per la gestione della crisi aperta dal sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse.

Questa è la notizia di oggi. Ma come si può leggere qui sotto Piezzenick non ha fatto mistero del suo sporco ruolo, basta leggere questo articolo del Sole 24 ore di un anno fa che all’epoca non ha mobilitato nessun Pm.

Purtroppo un altro “indiziato” come Francesco Cossiga, il punto di raccolta delle indicazioni dell’ameriucano, è deceduto. Così come lo è il colonnello del Sismi Guglielmi, quello “passato” alle 9,30 del mattino quel giorno in via Fani.

Vedremo ora se la richiesta di Luigi Ciampoli sortirà qualcosa. Qui di seguito le dichiarazioni un anno fa di Steve Pieczenick:

Caso Moro, Steve Pieczenik a Mix24 su Radio24: «Fino alla fine ho temuto che liberassero Moro»

7 novembre 2013Commenti (4)

“Quando sono arrivato in Italia c’era una situazione di disordine pubblico: c’erano manifestazioni e morti in continuazione.. Se i comunisti fossero arrivati al potere e la democrazia cristiana avesse perso, si sarebbe verificato un effetto valanga. Gli italiani non avrebbero piu controllato la situazione e gli americani avevano un preciso interesse in merito alla sicurezza nazionale. Mi domandai qual era il centro di gravità che al di la di tutto fosse necessario per stabilizzare l’Italia. A mio giudizio quel centro di gravita si sarebbe creato sacrificando Aldo Moro” . A distanza di molti anni il 30 settembre a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24 Pieczenick ha rotto il silenzio e ha risposto per mezz’ora alle domande di Giovanni Minoli. Steve Pieczenik, consulente del Dipartimento Usa nel 1978 in materia di terrorismo, componente del comitato di crisi voluto da Francesco Cossiga, allora ministro dell’Interno, durante il rapimento e poi l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Br, ha parlato di una “manipolazione strategica al fine di stabilizzare la situazione dell’Italia” in quel periodo. Racconta di aver temuto che Moro venisse alla fine rilasciato: “Mi aspettavo che le Br si rendessero conto dell’errore che stavano commettendo, con il rapimento, e che liberassero Moro, mossa che avrebbe fatto fallire il mio piano – ha spiegato l’ex consulente Usa a Mix24 – Fino alla fine ho avuto paura che liberassero Moro”.

Nel comitato di crisi per il rapimento Moro, Pieczenik sedeva insieme al criminologo Franco Ferracuti, l’esperto in difesa e sicurezza Stefano Silvestri, una grafologa e il magistrato Renato Squillante. “In quei giorni quotidianamente, anche più volte, parlavo con Cossiga” dice il consulente inviato a Roma dall’allora segretario di Stato americano Cyrus Vance. “Abbiamo passato insieme più di 40 giorni”. E, aggiunge, “Cossiga capì subito che il problema non era solo legato alla ‘persona’ Moro, ma che doveva affrontare una crisi dello Stato, che avrebbe dovuto ‘stabilizzare’ l’Italia”. Di più: “A un certop unto, per poter incidere in una situazione di crisi, sono stato costretto a sminuire la posizione e il valore dell’ostaggio, a Cossiga ho suggerito di screditare la posta in gioco” fino a suggerirgli – rivela a Radio 24 – di dire che “quello delle lettere, le ultime soprattutto, non era il vero Aldo Moro”. Così come bocciò l’iniziativa del Vaticano di raccogliere una cospicua somma di denaro, pare di dieci miliardi di lire, per pagare un riscatto.

“In quel momento stavamo chiudendo tutti i possibili canali attraverso cui Moro avrebbe potuto essere rilasciato. Non era per Aldo Moro in quanto uomo: la posta in gioco erano le Brigate rosse e il processo di destabilizzazione dell’Italia”. Chiede Minoli: ‘Sostanzialmente, lei fin dal primo giorno ha pensato e ha detto a Cossiga: Moro deve morire’. “Per quanto mi riguarda, la cosa era evidente – risponde il consulente – Cossiga se ne rese conto solo nelle ultime settimane. Aldo Moro era il fulcro da sacrificare attorno al quale ruotava la salvezza dell’Italia”.

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