E’ stato il fascismo, nel ’29, a segnare il futuro di Genova alla Foce. Fino ad allora il Bisagno era arrivato al mare senza subire coperture di sorta, passando sotto la Foce che fino a tutto l’800 era stato un borgo di pescatori e che nel 1860 aveva visto l’imbarco di metà dei Mille (l’altra metà da Quarto).
La Foce, il borgo, prendeva nome dai Focesi, avventurosi greci che erano arrivati fin qua dalla Turchia (come oggi si chiama anche la zona dei Focesi, a nord di Izmir) e avevano creato insediamenti a Genova, a Marsiglia e in Catalogna.
La città degli anni ’30 non conosceva ancora il degrado che la Genova degli anni ‘50-’60 avrebbe comportato. E non c’erano allora le variazioni climatiche che conosciamo oggi.
E così negli ultimi cinquanta anni si sono susseguite alluvioni, la più grave nel 1970, le più pericolose negli ultimi anni.
In quella valle, la Valbisagno, prendono spunto dal Bisagno e dal suo affluente, il rio Feraggiano.
Ho studiato questa materia nell’ottobre del 1970 quando ero a Genova.
Oltre quarant’anni dopo siamo ancora alle procedure d’appalto per lavori iniziati e subito finiti nella più totale inconcludenza (Feraggiano) oppure (come per il Bisagno) mai avviati.
La città e la Regione hanno goduto di molte amministrazioni solidali tra loro, di centrosinista.
Che cosa è mancato allora finora?
La procedura d’urgenza che peraltro in Italia è stata usata a man bassa per le megaopere sportive e affini.
Perché l’urgenza non vale per la vita dei cittadini, ma solo per chi fa e promuove affari come quelli ad esempio che riguardano il popolo dei tifosi e dell’industria mediatica che ci vive sopra?
Ora c’è un sindaco come Doria che è pronto a rimettere il mandato.
Non di questo si tratta, Doria resti pure al suo posto (non è il momento di ulteriori vuoti di potere).
E allora? S’imponga piuttosto, Doria, per far realizzare al più presto – prima della prossima alluvione e del prossimo autunno – l’opera necessaria.
Quanti soldi sono stati spesi per quello stadio di Marassi venuto su in quattro e quattr’otto col risultato che dai quattro angoli degli spalti non si vede per intero il campo di calcio?
Quanto tempo c’è voluto per fare comunque quel megastadio ideato dall’archisatar Vittorio Gregotti e accontentare i doriani e i genoani?
Due anni e due mesi, ventisei mesi e il miracolo è avvenuto..
Un tempo che sembròcomunque infinito ai tifosi blucerchiati ecc ecc.
Ecco, così vanno le cose da noi. Con un’aggravante che va segnalata per cvhi non conosce Geova e cioè che lo stadio sorge proprio in quella valle del Bisagno che è oggetto dei disastri (foto sotto, il Bisagno e lo stadio).
Due anni e due mesi per il gioco del pallone, decenni per non combinare nulla sul fronte dell’incolumità pubblica. Sindaco Doria, invece di dimetterti, che rispondi?