Lunedì 29 settembre ad Ales, piccolo e caro comune del cuore della Sardegna coni suoi 1500 abitanti e la casa natale di Antonio Gramsci. Un centinaio di persone partecipano alla proiezione del film “Le Pietre di Gramsci”, presenti gli autori (nella foto la visita prima della proiezione a piazza Gramsci, ad Ales, opera di Giò Pomodoro).
Una bella serrata ad Ales, il comune retto dalla giovane e combattiva sindaca Simonetta Zedda, presenti gli animatori dell’Associazione Casanatalegramsci e cittadini del comune. Ottanta persone e un bel dibattito, con l’impegno di riproporlo in altre situazione sarde.
E questo aveva scritto alla vigilia “La Nuova Sardegna” che ringrazio per l’attenzione:
Così parlano «Le pietre di Gramsci»
Il documentario di Riondino e Brogi
Ad Ales dibattito con i due autori
La Nuova Sardegna 26 settembre 2014
ALES. Si torna a parlare di Gramsci, autore studiato più all’estero che in Italia, dove però si registra un certo ritorno di attenzione. Lunedì 29, nella sala convegni del Comune di Ales alle 18, sarà proiettato il documentario “Le pietre di Gramsci” di David Riondino e Paolo Brogi. Con gli autori autori sarà presente Antonello Zanda, direttore della Cineteca Sarda – Società Umanitaria di Cagliari. L’iniziativa è organizzata e promossa dall’associazione Casa Natale Antonio Gramsci di Ales in collaborazione con CultureFestival.
Paolo Brogi, giornalista e scrittore, ha lavorato per “Reporter” (1985-6), “’L’Europeo” (1987-1995), “Il Corriere della Sera “(1996-2009). David Riondino, cantautore, attore, regista e scrittore, è anche direttore e consulente artistico di diversi teatri che promuovono l’incontro tra generi e artisti di diverse provenienze.
Il documentario che sarà proposto ad Ales è una lunga e affezionata visita al cimitero dei poeti a Testaccio, a Roma, per occuparsi delle “pietre di Antonio Gramsci” e dei misteri che circondano ancora la vita del fondatore del partito comunista italiano. Partendo dalle pietre – quei piccoli ricordi di devozione che sull’esempio delle tombe ebraiche vengono lasciate di continuo sul sepolcro di Gramsci a Testaccio – ci si deve misurare anche con i misteri che riguardano il pensiero e gli scritti di Gramsci.
Come in un nuovo Spoon River che ridà voce ai poeti, primo fra tutti il Pasolini delle “Ceneri di Gramsci”, David Riondino e Paolo Brogi hanno messo a punto questo omaggio a Gramsci, che passa attraverso la voce di altri ospiti del cimitero acattolico di Testaccio, come Gregory Corso, Rodolfo Wilcock, Percy Bysshe Shelley.
Un percorso che approda quasi naturalmente, nella quiete del cimitero di Testaccio, agli interrogativi che sono scaturiti dal dibattito in corso su Gramsci, a partire dalla denuncia degli storici Luciano Canfora e Franco Lo Piparo ai quali risponde Giuseppe Vacca. Insomma, perché i Quaderni del carcere sono 33, e non 34, come in origine e più volte annunciato dallo stesso Togliatti? Un quaderno «si è perduto»? Gramsci sapeva che Sraffa trasmetteva le sue lettere a Togliatti? Nonostante la successiva «vulgata» del partito, che avrebbe dipinto un Gramsci «morto nelle carceri fasciste», egli passò i suoi ultimi due anni e mezzo in libertà condizionale. È verosimile che in quegli anni abbia smesso quasi completamente di scrivere? E perché non riprese i contatti con i vertici del partito e dell’Internazionale comunista? Alcune di queste domande sono inedite. Tutte aspettano ancora risposte convincenti.