Il diario di un viaggio interrotto dalla morte, nove mesi di un lungo viaggio in tre continenti che Valerio Daniel De Simoni ha terminato nel 2011 all’età di 24 anni nel Malawi e che ora l’associazione che ne porta il nome ha pubblicato in un’edizione bilingue, in italiano e inglese: “Diari di viaggio, Travel Journals” (Luca Sossella editore). Oggi mercoledì 17 settembre viene presentato all’Auditorium di Roma, lo stesso avverrà a Sydney.
Con Ted e Jamie, i suoi due amici, Valerio De Simoni aveva già attraversato su questi strani quad tre continenti e 38 paesi quando a Lilongwe, capitale del Malati, il quad di Valerio è stato travolto da un’auto in fuga dalla polizia. Valerio De Simoni nato a Sydney, italo-australiano, stava concludendo un viaggio molto avventuroso e ambientalista, armato di uno zaino in spalla e pannelli solari per caricare le batterie di computer e fotocamere.
Scopo del viaggio dei tre giovani era raccogliere fondi a favore di due villaggi africani e diffondere il messaggio ambientalista. Un viaggio umanitario lungo quattordici mesi grazie al quale sono stati donati oltre 100 mila dollari per conto dell’associazione Oxfam. Un viaggio entrato nel Guinness dei primati e interrotto per Valerio dall’incidente mortale nel sud del continente africano.
L’associazione no profit che porta il nome di Valerio De Simoni, fondata dopo la sua scomparsa e operativa a Roma e a Sidney, ha curato la nascita di un orto all’Auditorium di Roma e cura una scuola di lingua per immigrati. A Sydney opera nello stesso modo. E in campo editoriale ha prodotto prima ”Real Love… for the turning world”, con gli scritti e i pensieri di Valerio. E ora aggiunge questi diari di viaggio.
Ed ecco il diario, dunque, con pagine uscite da email. blog, diari…
“Avevamo fatto circa 40 km all’interno delle dune (per le quali ci sono volute più o meno tre ore a gomme sgonfie e guida cauta) – scrive Valerio De Simoni a proposito del passaggio nel Sahara – prima che le onde di sabbia cominciassero a crescere, crescere e crescere in altezza. Come le onde di Tamarama Beach, a Sydney, devi solo buttatici dentro a capofitto o ritirarti di gran corsa. Bloccato nel mezzo di emozioni confuse non potevo far altro che spingermi in avanti. Duna dopo duna dopo duna avremmo dovuto arrampicarci per dei buoni 10-20 metri di salita ripida prima di arrivare in cima, dare una rapida occhiata dall’alto di altri 10-20 metri ad un’angolazione altrettanto paralizzante e poi mollare i freni e scivolare giù lentamente, lungo quelle che ogni volta sembravano sabbie mobili…”. E poco dopo eccolo scampare a un ribaltamento del mezzo, pesante mezza tonnellata…Il Malawi però era ancora lontano.