Oggi a Roma durante l’incontro in memoria di Walter Rossi, nel suo intervento Sergio Martin ha ricordato che il 26 settembre del 1988 è stato ucciso Mauro Rostagno.
E ha letto, con commozione, la lettera-testimonianza che Erri De Luca aveva inviato al convegno di Milano su Rostagno due anni fa.
In quella lettera De Luca ricorda di come nel 1970 il gruppo a cui apparteneva, un centinaio di giovani impegnati a Roma nell’intervento nelle borgate, era stato avvicinato da Mauro Rostagno perché entrassero in Lotta Continua, cosa che poi avvenne.
Applausi in memoria di Mauro.
E questo è lo scritto di De Luca:
I rivoluzionari sono stati la pasta di lievito del 1900, secolo specializzato in rivoluzioni. Il lievito all’assaggio e’ salato e amaro, ma tra i suoi ingredienti ci dev’essere il miele, come si legge nelle istruzioni per la formazione dell’impasto madre. Di questa composizione chimica era fatto anche Mauro Rostagno.
Quando arrivò a Roma, a dare qualifica di appartenenza a Lotta Continua al gruppo che già da un anno diffondeva molte copie del mensile, era preceduto da fama di trascinatore. Nell’anno ’70 facevo parte di un gruppo spontaneo di operai e studenti che organizzava lotte tra le baracche della periferia romana. Contribuivamo a scuotere dalla rassegnazione un popolo di accampati spingendolo alla rivendicazione del diritto alla decente abitazione. Ci piaceva Lotta Continua, che all’epoca cercava di sottrarre all’influenza fascista la rivolta di Reggio Calabria. Venne da noi Mauro Rostagno, non per impartirci una lezione di catechismo rivoluzionario, ma per raccontarci le leggendarie lotte operaie alla Fiat di Torino. Aveva anche lui conosciuto la fabbrica, per un periodo di emigrato in Germania.
All’epoca “operaio” era titolo di nobiltà. Quando uno di loro prendeva la parola in un’assemblea, si faceva un silenzio assorbente.
A quel tempo pensavo di me che sarei stato rivoluzionario a vita. Non guardavo lontano, l’avvenire era il giorno dopo, la parola comunismo era il necessario da farsi quotidiano, insieme alle migliaia. I capi c’ erano, ma revocabili. L’ultimo arrivato, se proveniva da una esperienza di lotta, aveva la precedenza.
Mauro Rostagno ci raccontò cos’era quell’impasto di fermenti vari, riassunto sotto il nome di Lotta Continua. Non ci rilasciò certificati di iscrizione, non esistevano tessere, timbri e abbonamenti a quell’ organizzazione rivoluzionaria Ci accolse, lui forestiero con accento del nord e voce da cantante melodico: lui solo accolse noi, un centinaio ammucchiato in uno stanzone del quartiere San Lorenzo, in via dei Marsi, nostra prima sede politica. Regolarmente visitata da perquisizioni di questura,noi regolarmente avvisati in anticipo dal sistema di allarme popolare del quartiere, regolarmente in grado di mettere al sicuro il ciclostile , nostra sola voce pubblica di allora.
Voglio serbare questa prima memoria di Mauro Rostagno, venuto a conoscere e a offrire accoglienza. Roma diventò poi strategica per Lotta Continua che trasferì da noi il suo centro e la direzione del giornale. Trattengo quel primo giorno di incontro con lui, fermento vivo del lievito al quale ho appartenuto.
Non mi interessa più conoscere il nome dei vigliacchi che gli hanno tagliato la strada e la vita. Qualunque sia stato il loro movente, hanno fallito. Essi sono lo scarto che la storia smaltisce in silenzio.
Non scrivo: Mauro e’ vivo. E’ formula svuotata di urto e di contrasto. Scrivo che Mauro e’ stato assassinato da rivoluzionario del 1900. Il suo nome è indelebile dal secolo dei lieviti.
Erri De Luca