Così il 4 giugno Elena Bentivegna alla festa dell’Anpi per la Liberaziuone tenuta a Testaccio:
Poiché tutta questa mediaticità, ha espresso le mie decisioni in modo confuso, vorrei farvi sapere cosa chiedo per eseguire le volontà dei miei genitori: o il cimitero acattolico o la dispersione nel Tevere, qualora cio’ non fosse possibile.
Queste sono state le loro autonome volontà.
Chi dice che senza una tomba, non si trovi pace e ha bisogno di vedere un loculo per ricordare un defunto, pensi a tutti quelli che per vari motivi, come quanti sono stato inceneriti nei campi di concentramento o i morti in battaglia dissolti e mai più ritrovati, pur se senza lapidi, saranno ricordati sempre da chi li amava.
I miei genitori affermavano che la vita finisce con la morte biologica di ogni essere.
Abbiamo spesso parlato insieme di cosa fare delle nostre spoglie, loro mi dicevano di non volere essere tumulati nel marmo del Verano, ma avrebbero preferito essere cremati e che le loro ceneri fossero sparse nelle acque del Tevere prima di Roma perché esse potessero attraversarla ancora una volta e raggiungere il mare che entrambi amavano molto.
Dopo una ricorrenza dell’ 8 Settembre a Porta S Paolo, dove avevo accompagnato i miei genitori, tornando con loro a casa, mi portarono a vedere il cimitero, detto degli inglesi, posto li’ vicino.
Mi dissero che dava più l’impressione di un tranquillo giardino, che non di un sepolcreto, alla mia domanda se gli sarebbe piaciuto essere tumulati li’ mi risposero che dopo morti e cremati, quello che sarebbe accaduto alle loro ceneri non li riguardava ne li offendeva, e quando chiesi loro perché avevano piacere di essere sepolti in quel cimitero mi risposero che era perché li’ intorno erano iniziate le lotte della guerra partigiana.
Non pensavano ed io stessa non immaginavo fosse così difficile accedervi.
Avevo quasi deciso di disperderli nel novembre del 2012, quando parlando con un caro amico Georges De Canino, ed esprimendogli questa volontà, si offrii’ di parlarne con la comunità ebraica per vedere la possibilità di tumularli in quel cimitero cui loro avevano accesso.
Dopo 10 anni dalla morte di mia madre ho preso atto che nessuno più ha ricordato la partigiana medaglia d’oro, come è avvenuto per la medaglia d’oro Gina Borellini e tanti altri che, dopo aver combattuto nella resistenza sopravvivendo alla lotta e continuando ad operare nel sociale e nella politica, sono stati dimenticati.
Ho chiesto, dopo tale constatazione, che Roma avesse una targa di marmo con tutti i nomi dei GAP Garibaldi che hanno combattuto dentro Roma. Sarebbe bello farlo in ogni città.
In ogni Paese esistono sempre e solo lapidi alla memoria di chi è caduto nel combattimento e non si ricorda mai chi ha avuto la fortuna di salvarsi ed ha continuato ad operare nel sociale e nel politico con gli stessi ideali di allora fino alla propria morte.
Per me che ho conosciuto quei partigiani dei Gap sin dalla prima infanzia, sono stati vissuti tutti come miei parenti, insieme a Roberto Forti, che mi ha fatto conoscere la tragedia della Shoah, anche mostrandomi i numeri che aveva incisi nel braccio.
Nel Tevere i miei genitori, faranno parte di Roma per sempre, e chi vorrà ricordarli potrà gettare un fiore rosso come il sangue che è stato versato dai vari combattenti nel 1 e 2 risorgimento per la nostra bella Roma. Il Tevere transita per tutta Roma e potrà diventare per chi vuole ricordare i caduti della sua libertà, un luogo di memoria.
Vorrei dire a Carla Di Veroli che proprio perché Sasà e Carla appartengono a tutti non devono essere rinchiusi in un loculo ma, finendo nel Tevere come loro volevano, apparteranno alla città di Roma e a tutti coloro che vorranno ricordarli.
Ringrazio il dott. Parisella di Via Tasso per la proposta di tenerli, ma oltre al fatto che non vorrei fossero murati, (altrimenti sarei andata al Verano dove la famiglia di mio padre, ha una tomba sotto terra in un bel posto anche se diroccata dalla guerra e da risistemare), non vorrei ora metterli in una struttura creata dai nazisti per torturare che, per loro fortuna sono riusciti ad evitare nella loro lotta.
Non dimentichiamo che a via Tasso comandava e torturava Priebke. Non vorrei fosse associata la sepoltura di Priebke, un assassino ed il torturatore di via Tasso, con quella di chi lo ha combattuto e per nostra fortuna ha vinto, offrendoci la nostra bella Costituzione e la nostra Repubblica Democratica.
Mi scuso con tutti ma non credevo di creare tanta attenzione dai media per una richiesta che non sapevo essere di così difficile attuazione.
Vorrei ribadire inoltre, che molte delle cose che mi sono state attribuite dai giornali, sono state espresse da altre persone, che sono state intervistate sulla questione come me.
I miei consideravano che” La guerra è la cosa più sporca ed ignobile che possa capitare di vivere…. I nazifascisti l’acclamavano ed invocavano come unica igiene del mondo”.
Non riesco a scindere la figura di mia madre e del babbo quando parlo di Resistenza e di Politica. Entrambi si sentivano per primo figli dell’illuminismo e della rivoluzione francese con i principi: liberté, egalité, fraternité.
Si evince dalle loro parole e dagli scritti come nella loro vita siano stati sempre autonomamente dei ”Partigiani della pace” continuando a combattere pacificamente per raggiungere le 4 libertà che riunirono tutti i partigiani d’Europa nella lotta e che oggi sono scritte sulla carta dei diritti dell’uomo:
LIBERTA’ DI PENSIERO, PAROLA, DALLA PAURA E DAL BISOGNO.