Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, 13 maggio 23014, ultima udienza per le repliche, la Corte alle 14 si è ritirata per la sentenza (trascrizione di Rino Giacalone e Marco Rizzo)
Aula bunker “Giuseppe Montalto” , ultima udienza processo per il delitto di Mauro Ristagno, si attende la Corte.
In aula Benedetta Tobagi, Umberto di Maggio (Libera), Antonio Ingroia commissario della provincia.
Presenti Maddalena Rostagno col figlio Pietro e Chicca Roveri.
Corte in aula
Replica avv Crescimanno, per l’Ordine dei giornalisti della Sicilia:
Il tema dell’arma…”la mafia non usa ferrivecchi”.. Il fatto di essere un ferro vecchio non è stato accertato, l’arma non è stata trovata, non si può dire. Dire che è un ferro vecchio perché l’arma è esplosa, si è rotta, ecc…è argomento che non è condivisibile perché esclude il caso fortuito che non può essere escluso….l’arma rotta è un argomento neutro che non può essere usato come ha fatto la difesa come punto di partenza. Esempi? L’incidente nella formula uno dove la tecnologia è il massimo che possa immaginarsi….la morte di Ayrton Senna caso provatamente fortuito…non credo che l’imputato Mazzara possa porsi ad alti livelli tecnologici…il fucile si è rotto nonostante Mazzara sia super esperto di armi….
Pista servizi segreti: arma vecchia e servizi segreti non possono stare nella stessa pista esposta dalla difesa…la mafia è un potere forte ha commesso azioni criminali da poteri forti….Addaura (menti raffinaitissime senza escludere la mafia), le stragi del 92 e 93….Loggia Iside: 2 non c’è migliore esempio di come qui i poteri forti hanno saputo saldarsi tra di loro saldando le rispettive esigenze….
Mafia trapanese: pieno controllo del territorio come ha raccontato il pentito Milazzo…la mafia qui ha ucciso chi commetteva furti senza autorizzazione (Monteleone)….concludere che i servizi non avevano bisogno della mafia per commettere omicidio è cosa totalmente infondata…la mafia qui a Trapani era comandata dall’imputato Virga, Mazzara il suo killer, il fatto che non aveva movente proprio non esclude responsabilità..
L’avv Crescimanno ribadisce la richiesta di condanna degli imputati.
Avv Francesco Greco, parte civile per l’Associazione siciliana della stampa, deposita solo nota spese
Avv Stefano Vezzadini, difensore di Vincenzo Virga:
Esordisce dicendo di avere riascoltato più volte la replica del pm …con difficoltà a comprendere il senso di certe affermazioni…attacchi personali al pm? che la difesa ha detto falsità…che la difesa non ha saputo confrontarsi su qualcosa di serio….Io mi sarei posto da ostacolo per il transito di un verbale del pentito Siino…Non comprendo replica….Io non mi sono mai opposto…non comprendo senso della replica a fronte di accuse dettagliate ma infondate….io mi sono opposto ad un verbale di Brusca, non di Siino…Ho estromesso io atti processuali? Una cosa è l’estromissione, un’altra è l’acquisizione processuale dei documenti rispetto alla quale la difesa ha pieno esercizio…
L’avv Vezzadini invita la Corte di Assise a rileggere i verbali delle udienze per rendersi conto della infondatezza delle tesi di replica del Pm.
Replica dell’avv Ingrassia,.difensore di Vincenzo Virga:
Non dobbiamo cercare noi i responsabili ma dobbiamo seguire bene quello che accade in aula. teste Amodeo: Silvana (Fonte ndr, teste oculare) riconobbe Oldrini, Marrocco, Rallo, Bonanno (pista interna Codice Rosso…finita archiviata, ndr)…e un uomo di colore Alì…cittadino tunisino…Vennero riconosciute a seguito del riconoscimento fotografico…”soggetti che avevano partecipato all’omicidio”….A dire i nomi degli assassini è venuto un teste dell’accusa, l’ispettore Amodeo…
Perizia genetica contestatissima dal comandante e vice comandante dei Ris, quel reparto cui l’Italia è debitrice per la risoluzione dei più grandi misteri d’Italia (Garofano e Capra in aula come consulenti della difesa, sono ex ufficiali del Ris, ndr)…
La Coirte di Assise si sta ritirando in camera di consiglio senza un verbale di riconoscimento fotografico da parte delle sorelle Fonte rispetto all’imputato Mazzara…
Da notare che la replica riguarda la posizione dell’imputato Mazzara….Ingrassia difende Virga, altro imputato…
Replica dell’avv Vito Galluffo, difensore di Vito Mazzara.
“Mostrarono foto con qualcuno condannato per omicidio”, tra questi Mazzara, dice Galluffo, non vi fu riconoscimento.
“Gli ispettori Palumbo e Pettorino ci ricordano che le Fonte sono dotate di memoria storica”. “Si è addirittura indagato sulle sensazioni legate alle foto mostrate”.
“Noi della difesa abbiamo smascherato e combattuto i metodi scorretti” . “Il pm può tranquillizzare la casalinga di Voghera, noi tranquillizziamo tutti che le nostre sono prove serie e riscontrate”.
Udienza sospesa: è saltato il collegamento col carcere di Milano (Imputato Virga).
Si riprende.
Riprende la replica dell’avv Galluffo:
“Poteva invocare la privacy”……..(Mazzara)
Di Cori inattendibile? Perché viene ancora sentito…perché non è stato denunciato?
Di Cori conosceva Rostagno…lo dice la Faconti.
La difesa ha offerto solo e sempre alla vostra riflessione e valutazione…certezze nome dati circostanze fatti riscontri…l’accusa solo ipotesi congetture desideri….tanto assordante silenzio sulle scomparse, sui depistaggi, sulle falsità dentro fuori atorno alla Saman, sulle omissioni…triste silenzio che si somma al silenzio delle parti civili…voi giudici dovete scegliere e giudicare, giudicate e decidete su questi diversi modi di rassegnare le cose.
(Tra il pubblico la scorta civica di Trapani..).
5 minuti di sospensione
La Corte invita gli imputati se vogliono a rendere dichiarazioni:
Virga, nessuna dichiarazione, signor Presidente.
La Corte si ritira in camera di consiglio.
Segue un commento di Rino Giacalone scritto per Liberainformazione:
Processo Rostagno, attesa per la sentenza
Oggi ultime repliche in aula, le difese insistono su altre piste. La Corte di Assise è riunita in Camera di Consiglio/// – Vito Mazzara, l’imputato, già ergastolano perché autore di omicidi di mafia, accusato del delitto di Mauro Rostagno oggi è comparso nell’aula bunker del carcere di San Giuliano intestata ad una delle sue vittime, l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto. Qui nell’aula Montalto si è tenuta l’ultima udienza del processo per il delitto di Mauro Rostagno, giornalista e sociologo ammazzato il 26 settembre 1988. Ci sono voluti 23 anni per arrivare al dibattimento, avviato nel febbraio 2011: Mazzara è imputato quale esecutore del delitto, Vincenzo Virga, ergastolano anche lui, il capo del mandamento di Trapani, colui il quale nel tempo ha dato diversi ordini di morte a Mazzara, sentenze inappellabili, secondo l’accusa del processo per il delitto Rostagno, avrebbe dato a Mazzara anche l’ordine di questa esecuzione. La difesa degli imputati fino ad oggi, nella fase delle repliche, ha respinto la tesi dell’accusa ha riproposto diverse piste pure scandagliate negli anni ma che non hanno portato mai a nulla: la cosiddetta pista interna alla Saman (l’unica che sfociò a metà degli anni ’90 nella retata denominata Codice Rosso e che vide pure accusata ed arrestata la compagna di Mauro Rostagno, Chicca Roveri), pista poi archiviata, finita nel “cestino”, poi ancora la pista della vendetta per un giro di spaccio di droga che sempre dentro la comunità Rostagno avrebbe scoperto, la pista delle “corna” o delle vendette per ragioni poco onorevoli dinanzi alle quali, pensiamo, Rostagno più che arrabbiarsi, avrebbe semmai riso. La difesa ha insistito su queste piste per arrivare poi a quelle altisonanti: un delitto fatto dai Servizi segreti per un traffico di armi scoperto da Rostagno, o ancora un delitto maturato dentro quello che nel 1988 restava di Lotta Continua nell’occhio del ciclone proprio in quegli anni per le indagini sul delitto di Luigi Calabresi (era stato arrestato Adriano Sofri, e la difesa degli imputati mafiosi nell’aula della Corte di Assise di Trapani aveva sostenuto un collegamento fra la comunicazione giudiziaria arrivata a Rostagno e la sua intenzione di andare a deporre per dire tutto quello che sapeva). L’avvocato Vito Galluffo al contrario de comportamenti di altri avvocati, in altri processi – come quello per il delitto Calabresi – non ha puntato il dito contro Adriano Sofri (presente a tutte le ultime udienze del processo) piuttosto ha detto che Rostagno voleva andare a deporre per scagionare dal delitto Calabresi l’amico Sofri, e però ha inserito il giallo, “Rostagno aveva preparato un memoriale che però dopo la sua uccisione è sparito”.
LEGGI QUI LA CRONACA DELLA DIRETTA DAL TRIBUNALE DI TRAPANI
E su “prove scomparse” l’avvocato Vito Galluffo ha alzato l’indice: “tanti reperti scomparsi dall’ufficio della Procura e questo non è certo addebitabile alla mafia, altri avevano interesse perché questi reperti non fossero più trovati”. E le prove di accusa emerse nel corso del processo?: “Suggestioni, fatti non veri spacciati per veri…perizie contestatissime…congetture e desideri hanno riempito le tesi dei pm”. Nelle parole delle difese le firme dell’imputato Mazzara sul fucile, sui bossoli, rappresentata dalle abitudini al sovra caricamento, dalla consuetudine di esplodere a freddo le cartucce così da lasciarvi sopra diverse striature, la firma rappresentata dalla traccia genetica rinvenuta sui resti di fucile trovato sulla scena del delitto, addirittura una seconda traccia genetica riconducibile solo a un suo parente: ecco nelle parole delle difese queste firme sono svanite, sparite, prove inutili e sbagliate. Addirittura l’innocenza di Vito Mazzara per il suo difensore è provata dal fatto che Mazzara avrebbe potuto opporsi al prelievo del Dna, “non era obbligato…poteva sollevare una violazione della privacy prima ancora che appellarsi al codice penale”. E poi che motivo aveva Vito Mazzara di uccidere Mauro Rostagno? Nessuno – dice il difensore.
Oggi le attenzioni dei difensori è stata tutta per il conclamato killer della mafia trapanese. La sensazione è chiara, il destino giudiziario di Mazzara in questo processo determinerà come in un copia e incolla quello di Vincenzo Virga. E poi è notorio. Lo dicono gli stessi mafiosi intercettati, rispetto a Vincenzo Virga il vero pezzo da 90 è Vito Mazzara, “è lui che bisogna salvaguardare….se si pentisse son guai…è un pezzo di storia”. E così anche i difensori di Virga hanno parlato come se fossero stati difensori di Vito Mazzara, tanto che poi gli avvocati Stefano Vezzadini e Giuseppe Ingrassia sono stati visti a tu per tu con i familiari di Mazzara presenti tra il pubblico. Perché Vito Mazzara avrebbe dovuto uccidere Mauro Rostagno? Perché non ha potuto sottrarsi a quell’ordine come non si è sottratto ad altri ordini di morte. Le difese hanno detto: Rostagno ucciso per le cose che diceva? E perché ucciderlo se queste cose le aveva comunque già dette. Anche l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto è stato ucciso l’antivigilia di Natale del 1995 per una cosa che aveva già compiuto nell’asservimento dei propri doveri di agente. Montalto intercettò lo scambio di un pizzino tra alcuni detenuti dell’Ucciardone trattenuti al 41 bis, quel pizzino era stato già sequestrato, preso, era una lettera diretta a Nitto Santapaola, boss catanese, che le era stata scritta dalla moglie e di mano in mano doveva arrivare a don Nitto, perché ucciderlo se, si può dire, “il danno era fatto”. E invece Montalto fu ammazzato perché la sua morte doveva essere “un regalo di Natale” ai boss detenuti da parte di quelli liberi. Vito Mazzara andò e uccise, non sbagliò colpo, ammazzò l’agente che si accingeva ad accendere l’auto e lasciò indenne la moglie che sedeva vicino a lui.
Anche Rostagno quel 26 settembre 1988 era in auto e non era solo. Con lui c’era una ragazza della Comunità Saman, Monica Serra, rimasta viva quella sera e che si portò dentro quella sofferenza per anni. Monica morta non molto tempo fa si è risparmiata, oggi, le ricostruzioni di accusa del difensore del killer Mazzara. Rostagno fu ucciso non solo perché faceva il giornalista, ma faceva il giornalista scuotendo le coscienze, stava diventando un capo popolo quando la mafia stava attuando la strategia che poi gli riuscì e che ancora oggi funziona, quella che l’ha vista diventare impresa, capace di gestire economia, di mettere propri uomini in politica, di arrivare alla sommersione dopo stragi e delitti eclatanti. Rostagno poteva essere un ostacolo come altri, pure ammazzati o emarginati, e l’elenco è lungo. Le prove messe sul tavolo dall’accusa sono cosi palesi che le difese sono state costrette a ripetere più volte che “la mafia non è un potere forte” e che con il delitto di Mauro Rostagno, perché frutto di poteri forti, non c’entrano nulla. Poteri forti, non mafiosi, che però andavano a sparare “cu na scupittazza vecchia” come hanno anche sostenuto nelle loro arringhe. Una contraddizione ha messo oggi in evidenza l’avv. Giuseppe Crescimanno, parte civile per l’ordine dei giornalisti. La mafia è un potere forte e può accadere che vada ad uccidere con un fucile già usato. Era l’abitudine di Vito Mazzara certo che mai sarebbe stato scoperto per gli accorgimenti che usava.
La mafia è un potere forte ma può accadere che un fucile si inceppi oppure gli salti la canna. La mafia è un potere forte e a Trapani la si è vista compiere delitti e organizzare stragi “da potere forte”, governare massoneria e gestire amministrazioni pubbliche, accanirsi contro un prefetto facendolo pure fare trasferire. La mafia a Trapani è un potere tanto forte da convincere tanti della sua inesistenza o oggi della sua sconfitta. E invece la mafia c’è, esiste e “non ha perso”. E ci fermiamo qui pensando che è possibile invertire questa spirale. Adesso è l’ora della sentenza. I giudici sono da mezzogiorno di oggi in Camera di Consiglio. La sentenza, probabilmente, è attesa per domani.