Informazioni che faticano a trovare spazio

Processo Rostagno, iniziata la requisitoria della Procura con una dura accusa alle indagini dei carabinieri e a tutto il Palazzo: “O ammettono di non saper fare il loro mestiere o c’è dell’altro”. Elogio di Germanà e della polizia. E’ stato un delitto di mafia e Vito Mazzara era lì…

Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno, da oggi è iniziata la fase finale. L’11 aprile infatti è iniziata la requisitoria della Procura (Pm Francesco Del Bene e Gaetano Paci, a cui è affiancata oggi Teresa Principato) che occuperà altre due udienze, la prossima lunedì.

La sentenza prevista per il 9 maggio, un giorno in cui già si ricordano Peppino Impastato e Aldo Moro.

Ecco il calendario delle udienze: 11 aprile, 14 aprile e un’altra udienza in settimana per la requisitoria della Procura, 23e24 aprile: due udienze per tutte le parti civili (il 23 aprile l’avvocato Carmelo Miceli per Maddalena Rostagno e Chicca Roveri) 28 aprile e 2, 5 e 7 maggio: quattro udienze per gli avvocati difensori dei due imputati, 9 maggio, la sentenza (salvo slittamenti)

La requisitoria dell’11 aprile (nellas trascrizione fatta in diretta da Rino Giacalone):

Corte di Assise di Trapani ora 9,40…l’aula si va riempiendo

Corte in aula

Il boss Vincenzo Virga in collegamento dal carcere di Opera (Milano) è stato tra i detenuti 41 bis oggetto di trasferimento

Assente per rinuncia l’imputato Vito Mazzara

Avv Carmelo Miceli comunica che ha assunto la difesa di parte civile della signora Elisabetta (Chicca) Roveri

In aula sono presenti i vertici nazionali di Libera Fontana, Pati e Umberto di Maggio…avv. Domenico Grassa.

Il pm Paci produce un articolo del mensile “Esse”, del novembre 2008…

Si tratta dei un numero dedicato alla presenza di Cosa nostra a Trapani e al latitante Messina Denaro

Avv Galluffo….la rivista riguarda fatti che nulla hanno a che vedere con il processo…per l’ammissione si rimette alla corte

In aula si aggiunge affiancandosi ai pm il procuratore aggiunto della Dda di Palermo Teresa Principato…

Interviene l’avv. Ingrassia a proposito di dichiarazioni del collaboratore Giuseppe Messina

Si dibatte sull’assenza tra i documenti di un verbale del testimone Manetto del gabinetto polizia scientifica di Palermo

Il presidente Pellino riassume il contenuto degli atti utili per la decisione

Ore 10,26 inizia requisitoria del pm Gaetano Paci.

67 udienze 144 testi 4 perizie …oggi è una data storica perché a 26 anni dal delitto di Mauro Rostagno si sancisce che è stato compiuto grande sforzo di approfondimento…Siamo grati allo straordinario lavoro della Corte di Assise….

Paci: stabilire le ragioni del delitto e stabilire se i due imputati Mazzara e Virga – Mazxara stranamente assente dopo essere stato presente a tutte le udienze- sono responsabili

Paci: vedremo se è vero quello che è stato anche scritto che la scelta dell’accusa di oggi è stata davvero quella comoda e indolore….

(nota per chi legge….da ora in poi inserirò pezzi man mano riassuntivi dell’intervento del pm formando documenti più ampi rispetto ai post)

La testimonianza di Monica Serra che quella sera del 26 settembre 1988 era con Rostagno sull’auto, la Duna Bianca.  Quello che accadde a Lenzi.  “A un certo punto ho visto i vetri che volavano, ho visto che Mauro era ferito, non capii subito cosa era successo…chiedo a Mauro tutto bene? Sì, non ti preoccupare…stai giù e io mi sono calata giù…pensavo stupidamente che saremmo tornati in tv e avrebbe fatto uno scoop…invece ho sentito altri colpi…poi ha sentito una macchina che andava via…sono scesa dall’auto e sono corsa in comunità poco distante per dare l’allarme”. La Serra sente una sequenza di colpi, vede i vetri posteriori arrivare davanti…conferma che si è cominciato a sparare da dietro…”Mauro aveva una macchia rossa sulla spalla, la spalla destra”. Serra prima di calarsi sull’auto aveva notato questa ferita. “Le cose terribili è stato vedere Mauro morto e dovere dire a Chicca e Maddalena che Mauro era morto….sono queste le cose che ricordo che mi hanno scioccato…non mi ricordo se c’era una macchina che ci seguiva…non lo saprei dire ancora oggi se c’è una macchina che mi segue….”. “non c’è stata alcuna volontà omissiva da parte della teste”. La Serra ricorda che la macchina si fermò con i primi colpi sparati…a quel punto lei su ordine di Mauro si rannicchia sotto al cruscotto…Paci evidenzia: si tratta di una ragazzina di 26 anni catapultata in uno scenario di incredibile gravità….La Serra disse inoltre che sentì solo un paio di colpi e il rumore simultaneo di due sportelli che si chiudevano e di un’auto che sgommando andava via…sentì solo il rumore di un’auto e di un’auto che avviava marcia senza fare retromarcia….”A Chicca dissi che c’era stato un incidente…lei mi chiese ripetutamente se era stato un infarto…!”.

Pm Paci: racconto della Serra trova conferma nella testimonianza delle sorelle Fonte che all’epoca dei fatti erano giovanissime ed erano in strada assistendo al passaggio di Rostagno…loro conoscevano bene e conoscevano bene l’auto che usava. “Quella sera – dice Slvana Fonte – era come se Rostagno avesse fretta…dietro c’era una macchina…non era una macchina che apparteneva alla nostra strada perché lì ci conosciamo tutti”…L’auto era una Fiat Uno…”erano in tre”….”dopo un po’ sentimmo gli spari e abbiamo visto la Fiat uno tornare indietro….”. Agli spari non fecero caso più di tanto perché quella era una zona frequentata da cacciatori….”La macchina è tornata indietro nel giro di pochi minuti e con una andatura più forte…i tre erano agitati.-..come se ridevano…girarono verso Valderice….”.

La Fonte esclude che prima di Rostagno da quella strada per Lenzi fosse transitata un’altra vettura….Le due sorelle Fonte e una loro cugina si trovavano in posizioni diverse, una sorella Fonte e una cugina sugli scalini della chiesa che si trova all’angolo della strada che porta a Lenzi. L’altra sorella, Emilia, era dentro l’abitazione, davanti l’uscio di casa in attesa del ritorno della madre….”La macchina di Rostagno era tallonata da un’altra auto”…una Fiat Uno color avion…tre passeggeri….quello che sedeva davanti stava indossando una calza sul viso…dopo un po’ senti rumore di spari uno sicuramente di fucile….”.

Paci riconosce che le testimonianza delle sorelle Fonte presentano elementi divergenti ma sottolinea che si tratta di ragazze che all’epoca avevano 13 e 17 anni e le divergenze sono da considerarsi fisiologiche…..Importante poi per Paci il ricordo del passaggio nelle sere precedenti di una Golf per quella stradina di Lenzi…L’illuminazione dei luoghi secondo le sorelle Fonti mancava da 5 giorni.

Il saluto di Chicca, “oramai sei solo”. E un carabiniere disse subito, “è stato un incidente”

“Quella sera ero con dei ragazzi sentii colpi, delle grida sotto, sapevo che in zona c’erano cacciatori ma quella sera percepii qualcosa di strano”. E’ il racconto di Chicca Roveri che nella sua testimonianza ha ricordato che lei “mai fu sentita nell’immediatezza del delitto”. “Vidi venire incontro Monica Serra, Mauro ha avuto qualcosa, penso ad un infarto…mi dirigo verso il parcheggio ma non vedo l’auto di Mauro, l’auto è ferma poco distante, vado….non ricordo nulla …ricorda soltanto che si siede sulle ginocchia di Mauro, comprende che è morto, gli sfila la fede che si erano scambiati qualche giorno prima…gli sussurra “ora sei solo”….”. Oggi i ricordi di Chicca Roveri sulla scena del crimine sono inesistenti…annota il Pm: “Se le domande le fossero state fatte nell’immediatezza sarebbe stata cosa utile ma come ha detto la teste Roveri lei non è stata mai sentita se non anni dopo….oggi il ricordo più forte e incancellabile resta perciò quello di lei che si siede sulle ginocchia di Mauro…ricorda poi lo scontro con un carabiniere che giunse sul posto e che comunicava via radio che c’era stato un incidente…”.

Quel procuratore che sapeva dei pericoli che correva Rostagno

Chicca Riveri ricorda che Mauro le parlò di una indagine giornalistica che stava seguendo a proposito di una inchiesta giudiziaria in corso a Marsala, delle minacce ricevute a proposito di fatti relativi a omicidi commessi a Paceco, e poi di minacce ricevute da Agate durante un processo. Chicca Roveri ha ricordato poi il rapporto con Borsellino. Ma la testimonianza di Chicca Roveri riguarda anche gli atteggiamenti degli investigatori, sentii un carabiniere dire a giornalisti mentre si trovavano all’obitorio che nella borsa di Mauro erano stati trovati dollari e altro…ma il magistrato da lei subito interpellata smentì…Chicca Roveri disse ancora che il brigadiere Cannas da lei conosciuto perché “amico” di Mauro le confermò che si indagava sulla pista mafiosa. Paci definisce agghiacciante poi il colloquio tra la Roveri e il procuratore dell’epoca Coci. “Coci mi disse che era un incontro riservato perché poteva essere pericoloso per tutti e due…Coci mi chiese se avevo mai pensato che Mauro era in pericolo, io risposi di no, lui mi disse: noi lo sapevamo ma non lo dica”. Paci evidenzia che di quell’incontro non esiste verbale, Coci voleva che rimanesse riservato. “Di questo incontro per la prima volta parlai con il procuratore Lai presente ancora Cannas…”. “Ho sempre ribadito matrice mafiosa e politica del delitto…ma ho colto che chi indagava non si occupava di pista mafiosa” (testimonianza Roveri).

..Intanto l’imputato Virga decide di abbandonare l’udienza…si continua la requisitoria senza la presenza degli imputati che hanno così rinunciato..

Non fu un delitto alla carlona, ma le prime indagini furono si alla carlona

L’atto di accusa è pesante. E’ rivolto dal pm Paci ai carabinieri ma non solo che si occuparono del delitto di Mauro Rostagno. Un intervento che proponiamo partendo dalla fine: “O ammettono che non hanno saputo fare il loro mestiere o c’è dell’altro”. L’indice è puntato contro l’ex comandante del reparto operativo, il generale Montanti e dell’allora brigadiere oggi maresciallo Beniamino Cannas. Chiamato in causa anche il maresciallo Bartolomeo Santomauro.

Paci ha stigmatizzato le indagini dei carabinieri, quasi che a tutti i costi si doveva escludere la pista mafiosa. “Addirittura in un primo rapporto, quello del novembre 1988, i carabinieri scrivono che nonostante la sbandierata (sic!) pista mafiosa da parte della stampa non si sono trovati riscontri…il fatto che il fucile è esploso porta a escludere che si tratti di professionisti”. Il generale Montanti sintetizzerà in aula la circostanza dicendo che per loro con grande evidenza si trattava di un delitto alla carlona. Montanti aggiungerà che per la poliedrica figura del Rostagno le indagini non presero mai la pista mafiosa. “Ma c’è anche altro che non fecero i carabinieri – ha aggiunto Paci – caso più unico che raro per il delitto Rostagno non furono attivate intercettazioni se non a quasi un anno da delitto…quando di solito a poche ore da un delitto la magistratura è solita indagare ricorrendo alle intercettazioni…a un anno di distanza quelle intercettazioni servirono solo a fare scoprire le malversazioni dentro la Saman, nessun elemento utile alle indagini sul delitto”. L’elenco delle cose non fatte comprende diverse cose. Anche la mancata trasmissione all’autorità giudiziaria di due verbali sottoscritti da Rostagno che era stato sentito a proposito delle indagini sulla loggia massonica Iside 2. A questo punto Paci ricorda di cosa si tratta. “Di una loggia dove erano iscritti mafiosi, politici, nelle agende furono trovati appunti e indicazioni da ricondurre anche a giudici e magistrati, come il dott. Lombardo e il dott. Palmeri, una loggia che arrivava dunque fin dentro le stanze delle istituzioni e Rostagno se ne stava occupando, solo che quei verbali per anni sono rimasti non considerati, dimenticati, sepolti, se non emergere adesso nel corso del dibattimento”. “Siamo stati dinanzi a comportamenti di investigatori dei carabinieri ma anche da parte di inquirenti colmi di pregiudizi uniti a miopia, insufficienze e sottovalutazioni di chi ha operato nell’immediatezza del crimine. “Comportamenti e condotte anche sono arrivati fin dentro il palazzo di giustizia, condotte che hanno penalizzato indagini e hanno impedito di collocare il delitto nel contesto della Trapani dell’epoca, è stato gravissimo il danno arrecato alle indgaini”. Per il pm Paci è clamoroso poi che il maresciallo Cannas sentito nel processo (il suo ex comandante lo aveva indicato come punta di diamante del reparto) abbia detto che lui si occupava di droga e però clamorosamente c’è lui sulla scena del delitto”. A seguire, il pm Paci si è soffermato invece sul rapporto di Polizia che nel 1988 indicò subito la pista mafiosa. “Siamo dinanzi ad  lettura tecnica e asettica del fatto omicidiario, chi scrisse quel rapporto dimostrò di avere profonda conoscenza del territorio, d’altra parte la firma in calce a quel rapporto era quello di un poliziotto che ancora oggi rappresentata da una delle migliori espressioni a livello nazionale della Polizia, l’odierno questore di Piacenza Rino Germanà , all’epoca capo della Squadra Mobile di Trapani”.

Un errore metodologico

Parlando della perizia autoptica e riprendendo le deposizioni dei periti balistici il pm Paci sottolinea la certezza che si tratta di un delitto di mafia. Nei delitti di mafia i primi colpi vengono esplosi a distanza per fermare la vittima, poi i colpi a distanza ravvicinata, questo è accaduto per uccidere Rostagno. A parte il fatto che l’auto usata dai sicari e trovata bruciata in un luogo poco distante dal delitto risultò rubata nel marzo del 1988, cosa questa che solo una organizzazione criminale può permettersi. Eppure a causa di errori metodologici – evidenza Paci – tutte queste circostanze sono rimaste non considerate. Gli investigatori dei carabinieri prima e della polizia dopo (in occasione delle indagini denominate “Codice rosso” finite archiviate) presero quell’elemento del fucile scoppiato per dire che non poteva essere un delitto di mafia, come se la mafia non compia errori. Il Pm si sofferma per esempio su tentato omicidio del questore Germanà, quando un commando di superboss formato da Messina Denaro, Bagarella e Graviano, non seppe usare un kalashinkov. Il pn paci cita le indagini condotte nel 1996 dall’allora capo della Digos di Trapani, Pampillonia. Buona fede certamente, siamo dinanzi ad un funzionario che era ad un anno di carriera, anche lui reiterò l’errore dei carabinieri escludendo la firma della mafia sulla scena del crimine, Paci ricorda come Pampillonia confermò perplessità per il fatto che la testimone Monica Serra fosse rimasta in vita. Paci: “nel Natale 1995 proprio l’imputato Mazzara uccise l’agente di Polizia Penitenziaria Montalto lasciando in vita la moglie che sedeva affianco”.

Udienza sospesa, riprende alle 15

Mafia: Rostagno; al via requisitoria. Pm, giornata storica
(ANSA) – TRAPANI, 11 APR – “Oggi è una giornata storica per la vicenda del sociologo Mauro Rostagno”. Comincia così la requisitoria del pm Gaetano Paci che ha istruito insieme a Francesco Del Bene il processo al boss Vincenzo Virga e al mafioso Vito Mazzara accusati di essere rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale del delitto di Rostagno, assassinato il 26 settembre del 1988 vicino alla comunità da lui fondata. Il magistrato ha ricordato le lunghe indagini svolte , le 67 udienze svolte, i 144 testi sentiti e le 4 perizie eseguite. “Abbiamo in qualche modo processato anche le indagini fatte negli anni scorsi”, ha aggiunto il pm che ha denunciato “le sottovalutazioni inspiegabili, le omissioni, le miopie e anche gli orientamenti di pensiero adesivi a cosa nostra”.

Mafia: pm, processo ha ricostruito splendore figura Rostagno
(ANSA) – PALERMO, 11 APR – “Questo processo ha restituito lo splendore della figura umana e intellettuale di Rostagno. In questi anni ogni aspetto pubblico e privato della sua vita è stato scandagliato e ne è venuta fuori una personalità controcorrente, poliedrica, capace di scelte radicali in nome di forti tensioni morali”. Lo ha detto nel corso della requisitoria del processo per l’omicidio del sociologo Mauro Rostagno, in corso a Trapani, il pm Gaetano Paci. Il pm ha ricordato l’impegno nelle lotte studentesche e in Lotta Continua del sociologo, l’attività di difesa dei senza tetto a Palermo, il suo trasferimento in India e la decisione di fondare a Lenzi una comunità terapeutica fino all’impegno giornalistico che, secondo la ricostruzione della Procura che del delitto accusa il boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara, gli costò la vita. Rostagno sarebbe stato eliminato, per i magistrati, per le sue denunce sull’emittente Rtc. Paci sta ricostruendo ora la scena del delitto. Poi affronterà l’analisi del movente.

Mafia: Sofri assiste a requisitoria processo Rostagno
(ANSA) – PALERMO, 11 APR – Adriano Sofri, storico leader di Lotta Continua, sta assistendo alla requisitoria del processo per l’omicidio del sociologo Mauro Rostagno, ucciso il 26 settembre del 1988. Per l’omicidio sono imputati il boss Vincenzo Virga e Vito Mazzara. Il dibattimento si celebra davanti alla corte d’assise di Trapani presieduta dal giudice Angelo Pellino.

Mafia: Rostagno; Pm ricostruisce fasi successive a delitto
(ANSA) – PALERMO, 11 APR – La ricostruzione delle fasi che seguirono l’omicidio del sociologo Mauro Rostagno e le prime indagini svolte sono oggetto della prima parte della requisitoria del pm Gaetano Paci, pubblica accusa al processo al boss Vincenzo Virga e a Vito Mazzara, accusati di essere mandante ed esecutore del delitto, avvenuto in contrada Lenzi, alle porte di Trapani il 26 settembre del 1988. Il magistrato ha ricordato le drammatiche deposizioni di Monica Serra, la donna che era in auto con la vittima al momento dell’attentato, e delle tre testimoni oculari che assistettero all’agguato e videro la Fiat Uno su cui viaggiavano i tre killer che uccisero il sociologo. Ripercorsa anche la testimonianza della compagna di Rostagno, Chicca Roveri, che raccontò ai giudici, interrogata al processo, di avere sentito degli spari, di aver pensato a dei cacciatori e di essere scesa in strada, davanti alla sede della comunità Saman, solo dopo avere udito delle grida. La Roveri vide allora l’auto con dentro il corpo del compagno. Si sedette sulle sue ginocchia. Gli sfilò la fede e gli disse: “Ora sei solo”. Solo dopo mesi, e in una circostanza molto singolare, la donna fu sentita dall’allora procuratore di Trapani Cocci. Il magistrato le disse di non parlare del loro incontro e le rivelò che gli inquirenti temevano già tempo prima per la vita di Rostagno. Ai giudici, poi, la Roveri disse quali erano i filoni sui quali Rostagno stava concentrando il suo lavoro giornalistico: traffici di droga, connubio tra mafia massoneria e pubblica amministrazione e il processo al capomafia Mariano Agate.

Mafia:Rostagno; Pm, al di là sentenza modus operandi mafioso
(ANSA) – TRAPANI, 11 APR – “A prescindere dall’esito di questo processo, il modus operandi nel delitto di Mauro Rostagno è quello tipicamente mafioso”. Lo ha detto il pm Gaetano Paci, durante la requisitoria in corso in Corte di assise a Trapani, riferendosi all’uso, nell’agguato, di un’arma lunga, “per fermare la vittima” e di un’arma corta “per freddarla”. Per il pm Paci, “non si può prescindere dall’attività giornalistica di Rostagno” nel ricercare il movente del delitto. “Senza alcuna ironia – ha aggiunto il pm – solo il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Trapani dell’epoca, generale Nazareno Montanti, non si era accorto dell’impatto mediatico dei suoi interventi televisivi”. Il pm ha poi ricordato che alle 14, ora in cui andava in onda il telegiornale di Rtc (tv dove lavorava il giornalista e sociologo torinese), stando alle testimonianze raccolte, “la gente era incollata al televisore”.

(riprende la trascrizione dell’udienza)

Fino a questo momento il pm Paci ha sgombrato il campo dalle ipotesi alternative esposte dalla difesa, in particolare soffermandosi sui contrasti dentro Saman. Un episodio sollevato è quello di una forte lite tra Rostagno e uno degli ospiti della comunità Marrocco…”La lite risale al 1986 per nulla attuale rispetto al delitto”….

Il pm Paci si sofferma sul lavoro investigativo svokto in ultimo dalla squadra Mobile di Trapani che ha condotto all’odierno processo…

Il delitto Rostagno combacia con altri delitti di mafia…a cominciare dall’uso dell’auto da parte dei sicari, sempre una fiat uno, rubata, l’azione delittuosa condotta con uso di fucile calibro 12 e pistola calibro 38…delitti per i quali è stato condannato l’imputato Vito Mazzara

..le pennellate del Pm sugli imputati, Vincenzo Virga e Vito Mazzara…uomini d’onore che sanno anche usare il tritolo come successo in un attentato commesso ad Alcamo durante la guerra di mafia degli anni 90. Virga è stato condannato all’ergastolo poi anche per la strage mafiosa di Pizzolungo del 1985

Il Pm si sofferma sulle relazioni dell’ispettore balistico Manetto.. comparazione cartucce delitto Rostagno e altri delitti per i quali Mazzara è stato condannato…cartucce che hanno subito lo stesso cameramento….

L’intervento del pm Paci si sta soffermando sui contenuti delle perizie balistiche

“E’ sicuro che Vito Mazzara fosse presente sulla scena del crimine”

E se Vito Mazzara era presente sulla scena del crimine è preché glielo aveva ordinato Vincenzo Virga

Il pm Paci sta ripercorrendo le dichiarazioni dei pentiti: Riina si attribuì la paternità dell’omicidio (Brusca)

L’udienza si conclude, si riprende lunedì alle.ore 10,30

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