MeltingPot Europa dà notizia di un pestaggio ai danni di un immigrato nigeriano in Italia da venti anni, sposato, con un figlio piccolo.
MeltingPot accusa agenti della Polizia Municipale di Padova. Non sappiamo altro. Riporto la notizia per c0ome è pubblicata da MeltingPot Europa e ripresa dal sito di Abuondiritto..
Padova – I Vigili Urbani picchiano al volto un cittadino nigeriano ammanettato
I controllori dell’autobus gli contestano il biglietto. Finisce la notte in ospedale con il volto tumefatto. Secondo la Polizia Municipale é caduto da solo
Melting Pot Europa, 11-04-14
Un’altra storia di violenza ai danni di un cittadino straniero. Questa volta sono i Vigili Urbani di Padova ad essere i protagonisti di questo vergognoso episodio che riporta alla mente quanto successo nel 2008 ad Emmanuel Bonsu, un giovane studente picchiato da sette agenti della Polizia Municipale.
La vittima delle violenze è un lavoratore nigeriano di 49 anni. Prensley è in Italia da vent’anni, è sposato, ha un figlio di qulache mese, l’ultimo di cinque e lavora da sei anni come steward a chiamata durante gli eventi che si svolgono in fiera. Si occupa di sicurezza e la sua stazza non lascia spazio a dubbi: non è certo uno che può essere facilmente colpito al volto in una colluttazione.
Eppure, quando entra nella sede dell’ADL Cobas di viale Cavallotti 2, a Padova, sembra essere stato torturato. Il suo volto è completamente tumefatto. I suoi occhi sono gonfi, quasi non ci vede e ai polsi ha ancora i lividi delle manette.
Mercoledì pomeriggio usciva di casa per fare la spesa. Saliva su un autobus extraurbano per poi scendere ed incrociare il numero 22, linea urbana, che doveva portarlo al supermercato. Doveva, perché una volta salito sul mezzo ha timbrato nuovamente il biglietto e l’autista, dopo aver chiesto l’esibizione del titolo di viaggio, ha contattato l’auto del personale APS che in pochi minuti si è precipitato ad una fermata successiva per salire a bordo. Secondo i controllori il biglietto sarebbe stato irregolare, ma invece di procedere con l’emissione della multa, hanno preferito informare Prensley che sarebbe stato accompagnato in Questura.
Sono le quattro del pomeriggio. Lui, in possesso del permesso di lungo periodo non ha nulla da nascondere. Incensurato, regolarmente soggiornante, Presley é una persona sobria almeno quanto possente e pensa di trovarsi in un enorme equivoco. Ma quando all’altezza dell’incrocio che divide in due Corso Vittorio Emanuele II i controllori di viaggio si accorgono della presenza di una pattuglia della Polizia Municipale, chiedono all’autista di fermare la corsa.
Scendono e con loro scende anche Presley che immediatamente viene circondato dai tre controllori e dai due agenti. Continua a chiedere che gli venga notificata la multa ed invece si ritrova schiacciato addosso al muro con le manette strette ai polsi.
Ma è quello che accade dopo ad essere vergognosamente grave: perché un agente della Polizia Municipale inizia a colpirgli ripetutamente il volto. Sette otto, dieci pugni sferrati contro l’occhio e la bocca di Presley prima di scaraventarlo a terra, mentre lo stesso Vigile non smetteva di rivolgergli frasi che la dicono lunga sui pensieri che passavano per la mente all’agente: “torna al tuo paese, non devi venire qui a rompere, torna a casa tua”. Eppure la casa di Presley da vent’anni è l’Italia dove ha costruito famiglia e futuro.
Intanto arrivano altre pattuglie. Presley urla cerca di liberarsi, ha paura, sente il peso degli agenti schiacciargli i polmoni. Poi viene caricato in auto e portato al posto di Polizia Municipale sul retro della stazione dove rimane chiuso in cella per oltre un’ora con il viso grondante di sangue le manette che stringono forti i polsi. Poi arriva il Comandante della Stazione che, evidentemente preoccupato per le condizioni dell’uomo, lo fa liberare e chiama immediatamente il Pronto Soccorso. Arriva l’ambulanza ed i Vigili chiedono semplicemente al personale del Pronto Soccorso di medicare e pulire il viso del ferito. Il personale medico si rifiuta e impone che Presley venga immediatamente trasportato in ospedale, che raggiunge accompagnato da tre agenti, diversi dai protagonisti dell’episodio. I medici sono costretti a visitarlo in presenza degli agenti. Quando all’una di notte il medico chiede di lasciarlo in osservazione i Vigli chiedono le sue dimissioni per poterlo portare in Questura. Il Medico cede chiedendo agli agenti di riportarlo in ospedale una volta finiti gli accertamenti. Una storia grottesca.
Presley raggiunge la Questura e dopo circa un’ora gli viene chiesto di firmare un verbale che muove contro di lui pesantissime accuse, redatto da tre Vigili che neppure erano presenti all’episodio. In tasca ora ha un foglio con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamenti e mancata esibizione dei documenti.
Il giorno seguente Presley si reca dai Carabinieri per sporgere immediatamente denuncia e poi si rivolge all’Associazione per i Diritti dei Lavoratori (ADL Cobas) che, insieme all’Ass. Razzismo Stop, lo sosterrà nella ricostruzione dei fatti e nella denuncia delle violenze subite. Già nel pomeriggio di venerdì la prima conferenza stampa che certamente non farà dormire sonni tranquilli ai vertici dei Vigili Urbani cittadini. Solo poche settimane fa un attivista del Centro Sociale Pedro aveva avuto un trattamento simile da parte degli agenti del reparto mobile della Questura, con il risultato di una costola rotta e diverse contusioni sul corpo.
Da parte della Polizia Municipale, fino alla serata di venerdì , nessuna ricostruzione dei fatti. I verbali redatti si limitano solamente a riferire che “il soggetto tentava la fuga alla richiesta da parte degli agenti dell’esibizione dei documenti”. Ma sollecitati dalla stampa a rispondere dell’episodio i Vigili ora sostengono di essere stati aggrediti da Presley. Non sarà facile ricostruire la verità di quei minuti trascorsi in cosrso Vittorio Emanuele. E forse, non è neppure interessante. Perché qualsiasi sia la colpa di Presley, è il suo volto a raccontare quegli istanti. Un uomo con il volto tumefatto che evidentemente non ha potuto proteggersi da colpi che a tutto assomigliano meno che ad un tentativo di fermare una persona che fugge per non aver obliterato correttamente un biglietto dell’autobus.
Le immagini parlano chiaro: un “nigeriano” di quasi due metri con i segni delle manette strette ai polsi che viene colpito ripetutamente al volto. che operazione giustifica un pestaggio simile?
Nelle prossime ore il Comandante della Polizia Municipale di Padova, Lorenzo Panizzolo, dovrà spiegarlo alla città. Sempre che si voglia andare fino in fondo. Sempre che il colore della pelle del nostro amico Presley non sia già una mezza accusa contro di lui.
Di seguito riportiamo la nota della Polizia Municipale che contraddice i referti del Pronto Soccorso imputando le ferite al volto di Presley (contusioni multiple secondo i medici) ad una caduta.
Verso le ore 16.00 del 9 aprile una pattuglia della Polizia Municipale è intervenuta in corso Vittorio Emanuele II all’altezza di via Mario su richiesta del personale di Aps Mobilità con lo scopo di identificare un cittadino di etnia africana che aveva omesso il pagamento del titolo di trasporto.
Gli Agenti intervenuti chiedevano alla persona di esibire i documenti; il soggetto in questione affermava di non averli – ad un successivo controllo invece risultava averli addosso – con sè. Una volta sceso dall’autobus la persona cercava di darsi alla fuga.
Trattenuto dagli Agenti per identificarlo, lo stesso metteva in atto una resistenza violenta che obbligava il personale intervenuto ad immobilizzarlo.
Ne scaturiva una violenta colluttazione, durante la quale il soggetto aggrappandosi ad una inferriata di una finestra del fabbricato in loco perdeva l’equilibrio e picchiava il volto contro la stessa, e cominciava a sanguinare; nonostante la lesione l’uomo continuava a divincolarsi, colpendo gli Agenti di Polizia Municipale con gomitate, pugni, calci, prima di essere definitivamente ammanettato.
Il cittadino è stato successivamente accompagnato presso gli uffici di via Liberi ove in considerazione delle sue condizioni fisiche, veniva immediatamente fatto giungere un veicolo del 118 che lo trasportava al Pronto Soccorso dell’Azienda ospedaliera.
Una volta medicato e dimesso è stato riaccompagnato agli uffici di via Liberi per completare le procedure di identificazione e per tutte le incombenze di legge.
I componenti della pattuglia intervenuta sono ricorsi anch’essi alle cure del Pronto Soccorso ove venivano medicati e dimessi con prognosi di 7 giorni s.c. ciascuno.