Bandiere della Brigata Ebraica e bandiere palestinesi. Qual è il problema?
Da alcuni anni la bandiera della Brigata Ebraica viene contestata alle manifestazioni del 25 aprile. E’ successo per più anni a Roma, ne ho scritto anche io varie volte, è successo oggi a Milano ecc (qui sotto Roma oggi).
Il fatto è che la bandiera della Brigata Ebraica è stata poi adottata dallo Stato di Israele. Chi la contesta pensa innanzitutto ad Israele e perlopiù ignora che cosa sia stata la brigata ebraica.
Breve ripasso: cinquemila ebrei raggiunsero nel corso della Seconda Guerra mondiale il Cairo, provenivano dalla Palestina e dalla Shoah, da Alessandria raggiunsero Taranto e convinsero poi Alexander ad essere inseriti formalmente come Jewish Brigade nell’VIII Armata. Con quella risalirono l’Italia dalla parte dell’Adriatico e non solo. Combatterono e morirono in parecchi. Epici alcuni combattimenti, spesso all’arma bianca, per espugnare in Emilia agguerrite postazioni tedesche. A Piangipane (Ravenna) il cimitero raccoglie le loro spoglie. Ogni anno, il 30 maggio, vengono ricordati. Sono stati degli eroi. Hanno contribuito alla Liberazione.
Chi porta invece la bandiera palestinese ai cortei del 25 aprile è certamente teso al riscatto del popolo palestinese che nella striscia di Gaza e nei territori cisgiordani subisce da un governo come quello Nietanyahu condizioni di vita inaccettabili ma è peraltro soffocato in termini di democrazia dal prepotere di una realtà come Hamas che nega lo stato di Israele. Chi porta la bandiera palestinese ignora però che durante la seconda guerra mondiale il capo spirituale della Palestina, il Gran Muftì di Gerusalemme, si schierò apertamente con Hitler.
Veniamo all’oggi. Al Colosseo quest’anno le bandiere palestinesi imbracciate da giovani di centri sociali e di partiti di sinistra si sono imbattute nelle bandiere della Brigata Ebraica imbracciate da un nutrito gruppo di giovani della Comunità Ebraica che hanno reagito all’arrivo delle bandiere palestinesi anticipando le tradizionali contestazioni subite negli anni precedenti. Questo mi hanno riferito numerosi testimoni. La questione si è riverberata sul finale della manifestazione quando l’Anpi, cioè il presidente Ernesto Nassi, forse nella convinzione di evitare ulteriori contrasti in piazza, non ha dato la parola a un rappresentante della Comunità Ebraica in nome della Brigata Ebraica. L’Anpi ha sostenuto in quel momento di aver eliminato quattro interventi, e di dover chiudere per richiesta delle forze dell’ordine.
Detto questo ne è nata una contestazione accesa che ha portato sul palco anche il presidente della Comunità Ebraica Riccardo Pacifici che ha preso il microfono riuscendo solo a rispondere a chi lo contestava dal basso “Non è così…”, ripetuto più volte, e “Qui siamo tutti antifascisti”. Al grido di “Assassini” lanciato dal baso Pacifici si è slanciato giù dal palco e ha cercato di raggiungere i contestatori fendendo il cordone delle guardie di finanza presenti. Tensione ancora per pochi minuti e finalmente conclusione del tutto con Pacifici che se ne è andato attorniato dai giovani della Comunità. In piazza Ernesto Nassi è restato a fare i conti con gli altri, che lo accusavano di non essere stato capace di intervenire sulle frizioni nate all’inizio del corteo. Qualcuno ha anche detto: “Pacifici non si era mai visto al cortei del 25 aprile,…”. Nessuno di quei contestatori è stato minimamente sfiorato però dalle ragioni degli ebrei e dal fatto che dietro la bandiera palestinese non c’è tutto quell’oro che vorrebbero. Non solo, ma anche che mentre gli ebrei sono morti per liberare l’Italia non altrettanto si può dire degli antenati dei palestinesi invocati oggi contro Israele.