Informazioni che faticano a trovare spazio

Antonio Gramsci moriva in questo giorno, il 27 aprile 1937. Al funerale, ai Parioli, tre persone dietro il feretro…

Antonio Gramsci è morto il 27 aprile del 1937. C’è una persona, la signora Stefania Piccinato vedova dell’ispanista Dario Puccini e madre di Andrea, che allora piccola vide dalla finestra di casa sua uscire quel triste convoglio funebre dall’obitorio della clinica Quisisana ai Parioli: dietro il feretro c’erano solo tre persone.

Se ne andava via così il fondatore del Partito Comunista dopo undici anni di carcere, gli ultimi due in regime attenuato, scontando la pena che il regime fascista gli aveva inflitto con una condanna per cospirazione a 20 anni quattro mesi e cinque giorni. Mostruosità da Tribunale speciale.

Se ne andava in rotta col centro estero, insomma Palmiro Togliatti, con cui aveva iniziato a litigare dal 1926 quando la sua lettera di segretario da poco eletto (congresso di Lione) inviata a Mosca sul contrasto Stalin-Trotski era stata “censurata” da Togliatti che a Mosca non l’aveva inoltrata al comitato centrale del partito comunista dell’unione sovietica. Nelle sue lettere con un linguaggio cifrato ma abbastanza evidente aveva poi preso a parlare di quel centro esterno retto da Togliatti come di Iulca, appellativo della moglie Giulia Schucht. Iulca non deve gestire i miei quaderni dal carcere, aveva detto alla cognata Tatiana che a Turi prima e a Roma poi faceva da intermediaria tra lui in carcere e Mosca, passando per l’economista in Inghilterra Sraffa. Lei stessa in una lettera alla sorella, di cui si è saouto solo nel 1994, lo ha scritto in modo netto: Gramsci non voleva che i Quaderni finissero in mano di Togliatti.

Ma non fu così…

Povero Gramsci, la sua rotta di collisione con lo stalinismo era stata molto forte e prolungata. E quando aveva manifestato le sue nuove idee neanche i suoi compagni in carcere avevano capito, come era successo a Turi.

Oggi Gramsci, attraverso la sua tomba al cimitero acattolico di Testaccio, raccoglie il saluto e la devozione di un continuo vai e vieni di visitatori, perlopiù giovani, che lasciano lì qualche ricordo, molto spesso pietre istoriate.

E’ a queste pietre che abbiamo dedicato (David Riondino ed io) il film “Le pietre di Gramsci”, mezz’ora a passeggio tra le tombe dei poeti che attorniano le ceneri di Gramsci per affrontare anche un ultimo mistero: che fine ha fatto il quaderno mancante dei 33 di Gramsci? Conteneva qualcosa? Qualcosa di importante?

P.S.: dopo la presentazione affollata di giovedì 24 aprile alla Casa della Memoria riproporremo a breve in qualche altra sede la proiezione del film proprio per chi non è riuscito a vederlo…

(nell’immagine, Pier Paolo Pasolini di fronte alla tomba di Antonio Gramsci)

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