Cesare Tacchi amava lo scherzo. E il paradosso. Del resto le frequentazioni che l’avevano inserito in quella Scuola di Piazza del Popolo nata nei primi anni ’60 a Roma non potevano che confermargli queste vene.
Così il pittore che aveva iniziato la sua attività nel ’59 insieme a Renato Mambor e a Mario Schifano dava il meglio di sé, probabilmente, nel rapporto con gli studenti del liceo artistico (il I° di via Ripetta) dove aveva a lungo insegnato. Dando compiti tipo: l’emozione della curva, lo spirito degli angoli…
So queste cose perché mio figlio Andrea, che è stato suo allievo in quel liceo, tornava a casa dopo essersi spremuto in esercitazioni di questo genere così titolate in modo apparentemente strambo eppure tanto stimolante e intelligente.
Grazie Tacchi, penso che tu sia stato oltre che un buon pittore anche un buon maestro.
Nel suo studio in campagna a Torreimpietra, “alle cavalle”, ha lavorato per anni dopo le glorie degli anni ’60 e la Scuola di Piazza del Popolo.
Le sue opere di allora erano molto belle, ricordo un pezzo di taxi nero e verde (come quelli di un tempo) preso di lato. Ma ricordo poi le sue tappezzerie su cui ricavava le silhouettes di volti di donne e anche di uomini, a volte amici e persone note.
E’ morto troppo presto, un abbraccio a Rossana e a Gaia sua figlia.