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Argentina, avviato il processo per 97 detenuti ammazzati dall’Aviazione durante la dittatura

Un nuovo processo in Argentina per i crimnini della dittatura, stavolta alla sbarra personale dell’aviazione. Il processo riuguarda97 detenuti assassinati nel centro dell’aviazione di Castelar. L’articolo di Pagina 12 del 27 marzo 2014

EL PAIS › IL SECONDO PROCESSO PER REATI DI LESA UMANITÀ COMMESSI NEL CENTRO DI DETENZIONE “MANSIÓN SERÉ”

I crimini degli aviatori

Ieri si é svolta la prima udienza. Gli imputati, i brigadieri Hipólito Mariani e César Comes, ed ex membri dei gruppi di lavoro, si sono rifiutati di dichiarare. Sono sotto processo otto repressori per i reati di cui sono state vittime 97 persone

Pagina 12 – Giovedí, 27 marzo 2014

A 38 anni dal colpo di Stato, é iniziato ieri presso il Tribunale Federale Nº 5 di San Martín il secondo processo per reati di lesa umanità perpetrati in Mansión Seré, il centro clandestino della Forza Aerea che ha operato nella località di Castelar. Questa volta non solo sono sul banco degli accusati i brigadieri Hipólito Mariani e César Comes, condannati nel 2008, bensì ex membri dei gruppi di lavori. Ad uno ad uno si sono fatti avanti per comunicare i loro dati personali e senza eccezioni, si sono rifiutati di far uso del loro diritto a dichiarare. “Ho provato una grande soddisfazione nel vederli lì. E come se i volti impauriti fossero passati sull’altra sponda. Sono stato mesi dentro a sentire ‘parla, figlio di puttana, parla’, ed ora si che parleremo”, ha detto Guillermo Fernández, uno dei sopravissuti che riuscì a fuggire dal centro di detenzione nel 1978.

Associazioni sindacali, sociali e organismi dei diritti umani hanno accompagnato sin dalle prime ore sopravissuti e familiari delle vittime che si sono radunati davanti alla porta del tribunale.

“Pretendiamo il carcere ordinario per tutti i genocidi e che vengano aperti gli archivi che ancora si nascondono affinché possiamo sapere tutta la verità sui desaparecidos”, ha affermato Nora Cortiñas, di Madres de Plaza de Mayo Línea Fundadora. Gli imputati sono arrivati in un veicolo del Servizio Penitenziario di Buenos Aires e si sono seduti nel settore destro della sala. Oltre a Comes e Mariani spiccava, per la sedia a rotelle, il brigadiere Miguel Angel Ossés, che nel 2008 ha dichiarato come testimone e sconta la pena agli arresti domiciliari. Separati dai familiari da una fila di penitenziari si sono seduti l’ex commissario della Polizia di Buenos Aires Néstor Rubén Oubiña, l’ex sergente Felipe Ramón Sosa e l’ex aviere capo (ed ordinario della Forza Aerea) Héctor Oscar Seisdedos. Anche gli ex avieri capi Daniel Alfredo Scali e Marcelo Eduardo Barberis, entrambi della Forza Aerea, detenuti a Marcos Paz.

“Scali era particolarmente perverso, sadico, godeva vedendo la sofferenza altrui e te lo faceva sapere”, ricorda Fernández, e racconta che il giorno prima il torturatore chinava la testa e non poteva sostenere lo sguardo. “Il suo caso è stato particolare: abbiamo saputo il suo nome quando hanno detenuto Jorge Infantino, che era stato amico e abitava nello stesso quartiere, giocavano al calcio, e al quale il solo fatto di conoscerlo gli era costata la vita”, riferisce. “Penso che non abbiano mai immaginato di arrivare a quel momento. Sono vissuti nella totale impunità dopo aver fatto tutto quello che volevano, avevano ormai assimilato quell’impunità. Ho la sensazione che non si aspettassero che gli capitasse sulla testa questa spada di Damocle e ancora sono sorpresi, senza reazione”, riferisce.

Il tribunale presieduto da Gonzalo Díaz Cabral e composto da Alfredo Ruiz Paz e María Claudia Morgese Martín giudica otto repressori per i reati di cui sono state vittime 97 persone, non solo all’interno della “Mansión Seré”, bensì in altri centri di detenzione della sottozona militare 16, che dipendeva dal Primo Corpo dell’Esercito e comprendeva località della zona ovest della provincia di Buenos Aires come Morón, Ituzaingó, Hurlingham, Merlo e Moreno. I delitti che si stanno indagando sono privazioni illegali della libertà aggravate, torture e omicidi, in un circuito repressivo che coinvolge anche la Prima Brigata Aerea di El Palomar (da dove partivano i voli della morte che Rodolfo Walsh aveva denunciato nel 1977), la VII Brigata Aerea di Morón i Commissariati 1ª di Morón, 2ª di Haedo e 3ª di Morón (sezionale Castelar).

María Cristina Guerra, un’altra sopravvissuta, ha dichiarato che come già successo nel 2008 “presenterò la mia testimonianza dei 18 giorni di orrore, sentendo le urla strazianti delle torture e la perversione dei carnefici”.

Martín Sabbatella, titolare dell’Afsca ed ex sindaco di Morón, ha assistito all’udienza e ha segnalato che il processo “dimostra l’azione di un circuito repressivo configurato dalla forza Aerea e dalla Polizia di Buenos Aires” e ha dato la possibilità di poter iniziare un processo “con più accusati e per più vittime” rispetto a sei anni fa, quando sono stati giudicati solo dodici casi.

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