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Marianna Madia il 27 marzo del 2008 al Foglio, su aborto, famiglia, eutanasia. Peggio di Barilla…

Ecco cosa diceva Marianna Madia al Foglio nel 2008 su aborto, famiglia, eutanasia ecc.

L’intervista integrale alla capolista del Pd in Lazio

Il no all’aborto e all’eutanasia e il sì alla famiglia naturale di Marianna Madia

“L’aborto è il fallimento della politica, un fallimento etico, economico, sociale e culturale”

Marianna Madia, capolista nel Lazio per il Partito democratico alle prossime elezioni, bella e bionda ventisettenne indossata da Walter Veltroni come fiore all’occhiello dei volti nuovi che svecchieranno la politica italiana, parla al Foglio di famiglia, aborto ed eutanasia con la sicurezza (e anche un po’ il coraggio) di chi crede in quello che dice. Dopo gli sfottò (anche di questo giornale) per la sua prima uscita pubblica (“porterò la mia inesperienza in Parlamento) e dopo essersi presentata due giorni fa alla stampa come “candidata della generazione Erasmus”, approfondisce oggi uno dei temi principali della sua campagna elettorale, il sostegno alla famiglia, partendo dalla radice: “L’aborto è il fallimento della politica – dice –, un fallimento etico, economico, sociale e culturale”. Madia è per la libera scelta della donna, “ma sono certa che se si offrisse loro il giusto sostegno, le donne sceglierebbero tutte per la vita”. Dice che ogni vita umana che non nasce è un fallimento, per questo la politica deve fare in modo che la scelta per la vita sia sempre possibile. “L’essere umano va tutelato prima di tutto”, dice. Ma come creare questa nuova concezione culturale? “Serve una convergenza di ideali, solo in un dibattito aperto si può arrivare a condividere questa concezione per cui la vita è vita dall’inizio alla fine”. Non si sente di sottoscrivere la moratoria, “ma non perché non condivida le analisi di Giuliano Ferrara, anzi: mi pare che quello che dice su questo tema vada proprio verso quella ‘riumanizzazione della vita disumanizzata’ che ritengo necessaria oggi. La richiesta di moratoria però non mi sembra l’approccio giusto per affrontare un problema che comunque sento anch’io come decisivo oggi”. Fino alla morte naturale… “Io sono cattolica praticante, e credo che la vita la dà e la toglie Dio, noi non abbiamo diritto di farlo. Certo è che anche per esperienza personale mi sono resa conto di quanto sia sottile la linea di demarcazione tra le cure a un malato terminale e l’accanimento terapeutico nei suoi confronti. Quindi dico no all’eutanasia ma penso che l’oltrepassamento di quella linea sottile vada giudicato – in certi casi – da un’équipe di medici; comunque non dal diretto interessato o dai suoi parenti”. Dunque un no all’aborto e all’eutanasia come presupposto di un’idea di famiglia che per Marianna Madia deve essere “lo strumento che ci proietta verso il futuro”. La capolista laziale del Pd dice che “molte logiche di sviluppo della nostra società sono al capolinea, vanno ridefinite”. Bisogna capire quali strumenti possano garantire una “crescita qualitativa” duratura. “Un paese che non fa figli non ha futuro. La famiglia è il presupposto per questa crescita”. In effetti il tasso di natalità in Italia è tra i più bassi del mondo. “Ecco perché la politica deve permettere di fare e crescere una famiglia, meglio se numerosa. Le politiche sulla casa e di lotta al precariato devono essere pensate in quest’ottica”. Sì, ma di quale famiglia si sta parlando? “Personalmente quando parlo di famiglia, e della sua relativa tutela, mi riferisco a quella che sta nella costituzione”. Sì o no ai pacs, allora? “La libertà personale va rispettata sempre, per cui se due persone decidono di assumere pubblicamente diritti e doveri reciproci devono essere tutelate dalla legge. Ma certo è che se si parla di famiglia io penso a un uomo e una donna che si sposano e fanno dei figli. Scegliendo per la vita”. La politica deve aiutarli. Innanzitutto con strumenti economici e sociali: “Tra le nostre proposte c’è quella del ‘bonus bebè’ di 2.500 euro per ogni figlio che nasce”. Dice che è necessario che ci sia sussidiarietà tra i vari livelli di governo: “Non per forza deve essere lo stato a intervenire: a Roma ad esempio grazie al comune il terzogenito di una famiglia non paga la retta dell’asilo nido”. Occorre poi, prosegue Marianna Madia, “facilitare la conciliazione tra lavoro e famiglia: una donna deve poter lavorare non perché deve fare carriera, ma soprattutto per potere mantenere il figlio e far crescere la famiglia. Per questo serve maggiore flessibilità nel lavoro e meno precariato”. Parla poi di strumenti culturali, di una “cultura della vita” che sia per davvero “tutela della vita in tutte le sue fasi e condizioni”. Dal concepimento alla morte naturale? “Sì, penso che l’operazione culturale debba partire dalla tutela fin dal concepimento. Solo così nessuna donna, pur potendolo fare, sceglierà di non abortire”. Per Madia “occorre riumanizzare la vita disumanizzata”, e per farlo, dice, bisogna mettere “l’individuo al centro”.

di Piero Vietti –   @pierovietti

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