Stasera su Raiuno c’era la storia di Alberto Manzi, il maestro di Non è mai troppo tardi. Una fiction ben fatta da Campiotti.
So per certo, avendolo incontrato una ventina di anni fa per un pezzo per l’Europeo, che la cosa che l’aveva avvilito di più era stata la sospensione decretata dal ministero nei suoi confronti per la sua opposizione al ritorno dei voti al posto dei giudizi.
Sì, il maestro che aveva insegnato a leggere e a scrivere a milioni di italiani era stato punito poi dai burocrati del ministero perché tornsato a scuola non si riconosceva nel sistema reintrodotto dei voti, un sistema “punitivo” nei confronti di chi deve essere oggetto di una valutazione più ampia e meno sommaria.
Alberto Manzi comunque era sopravvissuto anche a quella rappresaglia stupida e si era dimostrato superiore a questo livello di mediocrità istituzionale. La stessa che sul finire degli anni ’90 vide il ministro Luigi Berlinguer tornare a cavalcare di nuovo il sistema del voto, reintrodotto allora di nuovo sotto la spiunta delle richieste della destra.