“È stata una serata orrenda e per me inimmaginabile. Con incredibili episodi di violenza, verbale e fisica. A due oratori è stato letteralmente impedito di parlare. Mi piacerebbe che si discutesse seriamente e serenamente di quello che è accaduto. Perché a volte la forma schiaccia la sostanza”.
Così Rebecca Assogna su Facebook. Dal tono sembra una giovane, non avvezza a scene di così smaccata intolleranza, con l’aggravante di ritrovarsele dentro la propria comunità, quella ebraica romana. E’ uno dei commenti negativi per la gazzarra che è stata inscenata martedì sera a Roma per la presentazione del libro di Fabio Nicolucci “Sinistra e Israele” presso il Jewish Community Center di via Balbo.
I fatti ce li racconta uno dei bersagli della gazzarra, Giorgio Gomel. Gomel è di JCall , il gruppo italiano del movimento «European jewish call for reason», e insieme al più giovane Tobia Zevi dell’associazione di cultura ebraica Hans Jonas) nonché del Pd, aveva organizzato la serata.
“Quando ho visto sul fondo della sala lo striscione “Torna a Gaza Giorgio” con l’effigie del cane Lassie ho capito che non era serata – spiega Gomel, in passato consigliere della Comunità ebraica romana, una delle voci della sinistra ebraica a Roma, di mestiere capo del Servizio Studi e Relazioni Internazionali della Banca d’Italia -. E così con Tobia Zevi abbiamo rinunciato ad introdurre lasciando alla conduzione di Lucia Annunziata la gestione della discussione. Che ha registrato un intervento tollerato del deputato del Pd Emanuele Fiano seguito dall’intervento del direttore di Limes Caracciolo, decisamente contestato e interrotto, tanto che l’Annunziata ha dovuto dare la parola a tre contestatori che hanno fatto le loro domande. Infine è intervenuto l’autore e poi l’Annunziata è stata costretta a chiudere in fretta e furia. Tobia ed io siamo stati poi scortati fuori della sala dal servizio di sicurezza della Comunità…”
Insomma serata no, con tanto di scorta… Il resoconto non dà però totalmente il clima, un clima di intolleranza totale verso chi non è allineato col governo di Israele, intolleranza non solo verbale ma anche fisica messa in atto da una cinquantina di presenti sui duecento raccolti nella sala. Guai dunque a chi propone la soluzione dei due Stati, guai a chi come Gomel sostiene cose non molto diverse da quelle dei laburisti israeliani, guai insomma ad avere pensieri diversi da quelli che sono totalmente allineati col governo Netanyahu.
L’intolleranza è tanto più grave in quanto contraddice il carattere plurale e pluralistico della tradizione ebraica che come ricordano vari aneddoti felicemente presenti (almeno nei discorsi…) annovera come carattere distintivo la diversità delle opinioni.
Il fatto poi che tutto ciò non sia stato stigmatizzato dalle istituzioni ebraiche – perlomeno finora non ci risulta nessun richiamo all’ordine – ha aggiunto sale sulla nuova ferita . Qualcuno si è spinto stasera a ipotizzare separazioni e nuove keillah (comunità).
Ma perché meravigliarsene? Ricordo un incontro recente nel quale un oratore – Aldo Cazzullo – parlando della Resistenza ha detto che la Resistenza non è la sinistra. C’è chi ha subito applaudito l’incauta affermazione, peraltro presto corretta da un intervento dal pubblico che ha precisato: “Forse volevate dire che la Resistenza non è solo della sinistra…”.
Esatto. Perché demonizzare allora tutta la sinistra a proposito di Israele? Certo, c’è una sinistra che non diversamente da Hamas vorrebbe veder scomparire Israele. Certo, c’è una sinistra che imputa ad Israele le peggiori nefandezze e il carattere imperialista. Ma perché far diventare questa sinistra, minoritaria per quanto berciante, tutta la sinistra?
L’odio con cui dentro la Comunità ebraica si è guardato alla sinistra ha aperto il varco a strane operazioni di laundering per una destra che non è stata solo quella di Fini ma anche quella di Alemanno, il genero di Rauti, con tutto il suo giro..
L’odio manifestato contro un giovane come Tobia Zevi che cosa rappresenta se non questo odio verso tutto ciò che è di sinistra?
Diciamolo: è un male, un male vero, aver alimentato questa insofferenza facendola crescere fino a farla diventare un atteggiamento come quello registrato ieri sera a Roma.
Non si difende Israele (e la sua coesistenza con quella regione eternamente impazzita come il Medio Oriente) negando i diritti del popolo palestinese, non di Hamas certo, ma dei palestinesi sì.
Non si difende Israele facendo tabula rasa di tutte le ragioni, piccole o grandi che sono, del popolo palestinese.
Non si difende Israele brutalizzando chi non la pensa allo stesso modo.
((nella foto uno striscione comparso mesi fa al Ghetto di Roma contro Giorgio Gomel e Moni Ovadia)