Informazioni che faticano a trovare spazio

Russomanno, l’uomo degli Affari Riservati: “Ero a Milano quando è morto Pinelli…”

“Ero a Milano quando è morto Pinelli”.

Pagina 15 della deposizione di Silvano Russomanno davanti al Pm Maria Grazia Pradella, metà anni ‘90. Contiene una frase clamorosa, un fatto che non è stato mai indagato, la presenza in Questura a Milano di una squadra di agenti dell’Ufficio Affari Riservati (il predecessore del Servizio sergreto civile) capitanata da Silvano Russomanno, numero 2 del servizio.

Silvano Russomanno dell’Ufficio Affari Riservati, braccio destro del capo Federico D’Amato, viene interrogato per l’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana.

La deposizione riguarda gli atti del secondo processo per Piazza Fontana, quello celebrato contro quattro accusati Zorzi, Maggi, Rognoni e Digilio.

E’ un documento però in cui si parla anche del 15 dicembre 1969 e della morte di Giuseppe Pinelli, un documento clamoroso che riemerge dal passato.

Sono già passati 25 anni dai fatti e il Pm Maria Grazia Pradella sta chiedendo a Russomanno cosa fosse venuto a fare a Milano, inviato dagli Affari Riservati, nei giorni successivi alla strage di Piazza Fontana.

In altra pagina Russomanno ha già rivelato di essere arrivato o il 13 o il 14 dicembre, insieme alla sua squadra.

In altra pagina ancora riferisce pure di aver saputo che durante l’interrogatorio di Pinelli è stata pronunciata la frase trappola “Valpreda ha parlato”.

Ma è a pagina 15 di questo lungo verbale, rimasto finora dimenticato, che Russomanno dice di essere a Milano quando è morto Pinelli.

Ecco la parte dell’interrogatorio:

Pm: Lei è stato interpellato?

Russomanno: E allora il Ministro chiama il suo Capo di gabinetto, il suo capo di gabinetto chiama il capo della polizia che all’epoca credo fosse Vicari, Vicari chiama D’Amato o Catenacci o chi c’era il quale chiama me e dice “senti, fai le valigie e vai a Milano”.

Pm: Ma lei a Milano chi ha visto in quei giorni, scusi?

Russomanno: Non ho capito, scusi?

PM: Chi è che ha visto in quei giorni?

Pm: A chi si è rapportato quando è andato a Milano?

Russomanno: Con l’ufficio della Questura, con i miei.

Pm: Ma in Questura in quei giorni lei già mi ha detto che era presente i giorni in cui praticamente è morto Pinelli, no?

Russomanno: Ero a Milano quando è morto Pinelli.


Questa circostanza non c’è nelle carte di Gerardo D’Ambrosio che vent’anni prima aveva portato a termine l’inchiesta sulla morte di Pinelli, con le note conclusioni che si conoscono.

L’Ufficio politico della Questura era una sorta di appartamento neanche troppo grande. Lì erano approdati Russomanno e i suoi.

Portavano da Roma la pista anarchica.

Difficile pensare che nessuno di loro, a partire da Russomanno, sia rimasto fuori della stanza degli interrogatori.

Questa presenza di uno o più uomini degli Affari Riservati in più costituisce il dato nuovo, un motivo per chiedere una nuova inchiesta. Russomanno era nella stanza in cui si interrogava Giuseppe Pinelli? C’era da solo oppure con altri suoi uomini? Oppure c’era qualcuno dei suoi, uno o più, nella stanza? Tutte circostanze che è ancora possibile appurare, a partire dall’escussiuone dello stesso soggetto che ci risulta ancora in vita.

Vogliamo sapere la verità sulla morte di Pino Pinelli.

La pagina 15 del verbale:

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