Paolo Hutter sul Fatto quotidiano ci aggiorna sull’approvazione della Costituzione in Tunisia. Un modello anche per altri paesi arabi in transizione. Ecco Hutter e a seguire ciò che scrive il sito di Al Jazeera:
Tunisia, approvata la nuova Costituzione. Apertura a diritti civili e parità di genere
Il testo passa con una maggioranza di 200 voti a favore, 12 contrari e 4 astenuti, dopo un mese di confronto articolo per articolo. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon: “Possibile modello per gli altri popoli che aspirano a riforme”
di Paolo Hutter | 27 gennaio 2014
L’ assemblea nazionale Costituente tunisina ha varato definitivamente il testo della nuova Costituzione con una maggioranza di 200 voti a favore, 12 contrari e 4 astenuti. La data è quella di domenica 26 gennaio – pochi giorni dopo il terzo anniversario della rivoluzione dl 14 gennaio che cacciò il dittatore Ben Ali. Nel mese di gennaio c’erano state le contrastate votazioni articolo per articolo: quasi sempre la controversia opponeva settori islamisti e laici. La votazione è stata celebrata con scene inedite nella conflittuale assemblea nazionale. I deputati hanno celebrato l’avvenimento cantando l’inno nazionale, sventolando bandiere tunisine con le “dita a V” in segno di vittoria. Hanno gridato “fedeli fedeli al sangue dei martiri della rivoluzione ” e “sacrifichiamo la nostra anima e il nostro sangue per te Tunisia”.
I fotografi hanno immortalato l’abbraccio tra un “falco” della destra islamista e un deputato filocomunista del Fronte Popolare. Il testo è di compromesso, ma tutti gli osservatori lo giudicano di buona qualità. Ne esce un regime semi-presidenziale, una affermazione puntuale dei diritti civili (si parla anche della tortura) una difesa della religione ma anche della separazione tra Stato, Chiese e libertà di coscienza, l’indipendenza della magistratura. E un impegno inedito nel mondo arabo alla parità effettiva tra uomo e donna. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon ha salutato l’adozione di questa Costituzione come una tappa storica e ha presentato la Tunisia come un “possibile modello per gli altri popoli che aspirano a riforme”.
In contemporanea con il voto della Costituzione il nuovo presidente del consiglio incaricato Mehdi Jooma è riuscito finalmente a presentare la lista dei ministri del suo governo di tecnici e di indipendenti. Governo di transizione fino alle elezioni, che prende il posto di quello a guida Ennahda, gli islamisti che avevano vinto le elezioni dell’ottobre 2011. L’accordo che lentamente, tra continui stop and go, ha portato a questo cambio pacifico (l’opposto del colpo di stato egiziano) è stato un po’ imposto e un po’ costruito pazientemente dalla Ugtt, il potente sindacato tunisino. L’ ultimo ostacolo era stato la conferma del ministro degli Interni uscente Ben jeddou, che le opposizioni non volevano. Jooma invece lo ha tenuto, affiancato però da un nuovo “segretario di stato alla sicurezza nazionale”. L’impegno alla parità però, nel governo degli indipendenti, non è stato rispettato con solo 2 ministre su 21. In compenso, per la prima volta c’è un ambientalista, Mounir Majdoub. La fiducia al governo è prevista entro tre giorni, e non sarà così larga come il voto per la Costituzione.
Tunisia signs new constitution into law
Charter may be one of the last steps to full democracy after the 2011 uprising that sparked the Arab Spring.
Last updated: 27 Jan 2014 19:27
unisian President Moncef Marzouki and the head of the National Assembly have signed the country’s new constitution, officially adopting a charter that is one of the last steps to full democracy after a 2011 uprising.
“With the birth of this text, we confirm our victory over dictatorship,” Marzouki said in a speech to the assembly on Monday, before signing the document which he embraced, waving the victory sign.
“Much work remains to make the values of our constitution a part of our culture,” he added.
The country’s national assembly had on Sunday approved the new constitution, three years after the overthrow of the North African country’s long-time ruler Zine el-Abidine Ben Ali.
The vote by an overwhelming majority of assembly members marks another crucial step to getting the democratic transition back on track in the birthplace of the Arab Spring.
It came close on the heels of an announcement by Mehdi Jomaa, the prime minister, of a new caretaker cabinet to govern the country until elections.
The new constitution, seen as one of the most progressive in the region, guarantees equal rights for men and women.
It also demands that the state protect the environment and tackle corruption.
Executive power is divided between the prime minister, who will have the dominant role, and the president, who retains important prerogatives, notably in defence and foreign affairs.
Islam is not mentioned as a source of legislation, although it is recognised as the nation’s religion and the state is committed to “prohibiting any attacks on the sacred”, while freedom of conscience is guaranteed.
Earlier, members of parliament amended three articles in the draft text, before ratifying changes to the rules of the assembly’s confidence vote, to facilitate the appointment of the caretaker cabinet which must win parliamentary backing.
But there has been criticism that the constitution has not banned the death penalty. There are also restrictions on freedom of speech, and attacking religion and accusing people of being nonbelievers is illegal.
Technocrats appointed
In the new government, Hakim Ben Hammouda, an economist with experience at the African Development Bank, will be the finance minister while Mongi Hamdi, a former UN official, will be the foreign minister.
Jomaa, a technocrat, was appointed in December after the ruling Islamist Ennahda party agreed to step down in a deal with secular opponents to end a political crisis.
“The objective is to arrive at elections and create the security and economic climate to get out of this crisis,” Jomaa said in Tunis.
Tunisia’s progress to approve a new constitution stands in contrast to turmoil in Libya, Egypt and Yemen which also toppled leaders in 2011 uprisings.
Al Jazeera’s Nazanine Moshiri, reporting from Tunis, said Tunisians see Jomaa as a unifier – someone who can hold the country together until new elections are held.
“All these political wrangling seems to be over for now,” she said.
No date has been set for elections though they are due this year.
One of the most secular countries in the Arab World, Tunisia struggled after its 2011 revolt with divisions over the role of Islam and the rise of ultra-conservative