Lavoro nella redazione di Confronti, un mensile che si occupa di dialogo interreligioso e interculturale (a cui, tra gli altri, collabora proprio Giorgio Gomel), e con la mia collega Daniela Mazzarella ho partecipato alla serata di martedì. Eravamo interessati al tema del dibattito, ma non prevedevamo di scriverci sopra un articolo. La mattina dopo però abbiamo sentito l’esigenza di farlo, perché quello a cui avevamo assistito era davvero troppo grave. Non è questione di avere un’idea o un’altra: il punto è se si ha diritto a esprimerla o meno. Non solo non è ammissibile impedire di parlare a due oratori (organizzatori della serata! E appartenenti anche loro alla comunità ebraica, non a qualche gruppo neonazista), ma secondo me gli altri oratori avrebbero dovuto solidarizzare con gli esclusi e rinunciare a parlare. Poi chi è rimasto nella sala anche dopo la conclusione del “dibattito” ha potuto assistere a scene da saloon (chi c’era lo può testimoniare. E lo stanno già facendo in molti). Il tentativo di minimizzare è sciocco. Una minoranza di prevaricatori ha fatto violenza a una maggioranza di persone venute ad ascoltare il dibattito. Per chi fosse interessato ad approfondire, riporto qui il link al nostro articolo e anche a quello di un altro collega che era presente: http://www.confronti.net/confronti/2014/01/no-il-dibattito-no/ http://www.formiche.net/2014/01/16/la-diaspora-della-diaspora/
Adriano Gizzi